ho da poco iniziato a scrivere un avventura, l'ho appena iniziato ma gradirei i propri commenti in modo da migliorarmi (fate conto che è la prima volta che inizio a scrivere
seriamente e quindi non siate troppo duri
.
a proprosito, i nomi sono buttati giù così e ho intenzione di cambiarli, magari potete consigliarmi voi dei nomi più appropriati se volete
Il posto era una collina ai piedi del monte Cafenne, rotolando e sobbalzando stava arrivando una frana gigantesca, dovuta forse al temporale dopo un lungo periodo di siccità, i 3 uomini, tutti di corporatura robusta si nascosero in un anfratto della collina, mentre l’ultimo uomo entrava una pioggia di sassi cadde davanti a loro, anche se sapevano com’era il paesaggio, tutto frastagliato da burroni, non poterono vedere niente tanta era la concentrazione di massi.
Sembrava notte, e non c’era ancora molto rumore, ma pochi secondi dopo si sentì il fracasso dei macigni che cadevano nel cratere pochi metri sotto di loro, la terrà sussultò, facendo muovere gli uomini che però non temetterò nulla, nascosti in quel anfratto, anzi, più che un anfratto era una caverna, e anche piuttosto lunga, e con la poca luce che filtrava tra i massi che cadevano non si poteva distinguere il fondo, ma proprio in quel momento il terremoto dovuto ai massi, che aveva scosso la terra, fece aprire una crepa sopra le loro teste facendo cadere pietrisco e terra. La crepa si allargava facendo entrare pietre sempre più grosse e sempre più terra, gli uomini, senza il bisogno di parlarsi decisero di correre in fondo alla grotta, e così fecero, mentre la crepa aumentava sempre di più stavano già correndo verso il fondo, senza sapere dove andavano, perché non si riusciva a intravedere alcunché, inciamparono più volte ma continuarono a correre proteggendo un fagotto, finchè non videro il fondo, ma non era dritto davanti a loro, era sopra di loro, per riuscire a raggiungere il posto dovettero salire uno sopra l’altro, e poi, quando il primo raggiunse la cima buttò dentro il buco una corda che aveva sempre nello zaino, questo, tra i tre era il più piccolo, anche se, rispetto a un uomo normale era quasi il doppio, comunque, anche da solo riuscì far salire gli altri due uomini, che portarono su anche il fagotto di stracci marroni, appena uscirono presero entrambi una boccata d’aria, questi invece, erano molto simili tra loro, tranne il fatto che uno era vestito con un pastrano blu, e l’altro con un pastrano marrone.
Visto che avrebbero dovuto attraversare la montagna su rapidi pendii quella grotta era stato un notevole risparmio di tempo, e, se i massi caduti non avessero chiuso l’entrata opposta l’avrebbero di sicuro fatta conoscere a tutto il paese come una rapida scorciatoia, che adesso era in fondo alla valle, con già qualche candela accesa per strada.
Quella discesa era per loro una bazzecola rispetto al viaggio che avevano dovuto affrontare per arrivare fin lì, e, mentre entravano dalla porta principale una guardia disse ad alta voce:” Benvenuti, forestieri o viandanti, alla importante città di morbek”. Il terzetto si chiese se facesse così ogni volta che qualcuno entrava, visto che non l’avevano mai sentito prima, ma una cosa era sicura, loro non erano ne forestieri ne viandanti, 2 di essi erano nati lì, e il terzo ci venne ad abitare quando la loro famiglia si spostò lì, 15 anni prima, quando la sua città natale era stata distrutta dall’esercito di golog.
Comunque, loro non potevano fermarsi a chiedere, anche perché il cielo si stava rabbuiando sempre di più, e, alla tenue luce delle candele raggiunsero il palazzo più grosso della città, stava esattamente nel centro cittadino, e aveva quattro piccole torri, se una persona l’avesse visto da lontano gli sarebbe sembrato un palazzo maligno, dove ci doveva essere un re, o un cavaliere malvagio, e in effetti un tempo lo era, ma adesso non più, lo avevano occupato tre anni prima, scacciando il re malvagio che ci abitava, mandandolo sempre più lontano, nei territori ghiacciati del nord.
Il gruppetto entrò dentro, e si presentò dinanzi a loro una sala gigantesca, che avevano visto migliaia di volte, essendo tre ufficiali, e dentro c’erano anche i loro alloggi. la sala aveva ampie vetrate colorate, e le torce poste nei muri erano così tante che illuminavano a giorno.
Attraversarono una seconda sala, questa più piccola, ma in tutto uguale alla prima e poi girarono a destra, salirono delle scale, poi di nuovo a sinistra e infine si trovarono in un lungo corridoio, dove era posto un lunghissimo tappeto rosso e nei muri si trovavano meno candele, ma moltissimi quadri che rappresentavano ricchi signori, e in fondo, dove il corridoio si allargava si vedeva una grossa porta, con ai lati due soldati, entrambi con una piuma nell’elmo e con un vestito rosso, dopo quello che avevano passato al più piccolo del terzetto venne in mente che quei soldati erano solo di bellezza, e che non avrebbero mai potuto fare alcunché di quello che avevano appena compiuto, attraversare grandi laghi, sorpassare foreste giganti, aggirare burroni e combattere lupi e tigri, e pensò anche al fatto che il suo cane, thog, era morto mentre combattevano contro un gruppo di lupi.
Però non era quello il momento di essere tristi o di ridere per quei “soldati-fantoccio”, erano arrivati alla fine della loro missione, e allora comunicarono il loro nome alle guardie: il più piccolo si chiamava Craig molten, e gli altri due, che erano fratelli, si chiamavano John e Corfe Yatu. Le due “guardie-fantoccio” annunciarono i loro nomi mentre si apriva la porta ed entrarono nella sala più bella del palazzo, non era la più grande, ma era quella più colorata e più calda del palazzo, era la sala dove il re accoglieva i suoi ospiti e i delegati delle altre città.
Entrarono, e videro che il re era fermo sul trono, con la faccia appoggiata su una mano, evidentemente stanco, ma sicuro che sarebbero arrivati quel giorno, se no se ne sarebbe già andato nelle sue stanze private, appena arrivarono si alzò con un balzo e venne loro contro: “l’avete portato?”, il più piccolo dei tre rispose con un cenno del capo, e al re vennero gli occhi lucidi, non ci poteva credere, avevano appena salvato suo figlio, che era in mano a una vecchia pazza che l’aveva rubato quando il re stava attaccando la città, la stessa città in cui adesso aveva il trono, e l’aveva portato con sé per punire il re, e, quando arrivarono a prendere il bambino ella strillava: ”colui che credete di avete sconfitto è al sicuro, e sta per tornare molto più forte di prima! Anche se ho tenuto il bambino solo per un anno l’ho convinto che voi siate il male, come deve essere, e il re avrà un bambino che disobbedirà agli ordini di suo padre, ma non del suo signore: Golog”.
Nessuno di loro tre disse niente di quello che la vecchia aveva detto a proposito del figlio, sicuri che, visto che l’aveva tenuto con sé un solo anno non avesse potuto fargli credere proprio niente, e allora si ritirano nei loro alloggi, tutti, compreso il re che voleva assolutamente mostrare al più presto il loro primogenito alla moglie.
Dopo una breve dormita si svegliarono alla luce del sole e al rumore di una festa che impazzava nel paese, quando il più piccolo dei tre, Craig molten uscì dal palazzo capì il perché, sul castello erano appena state proclamate due giornate di festa per il ritorno del bambino, e tutti gli abitanti accettarono la festa ben volentieri, facendo tornei e facendo sgorgare dalla fontana della piazza principale vino anziché acqua, si chiese quanto potessero durare le scorte di vino, ma il re era famoso per le sue feste, che comprendevano tutta la città e in cui dava fondo alle scorte di riserva.
Mentre girava l’angolo per andare a bere un goccio dalla sua taverna preferita: “Al forestiero stanco” inciampò in un signore ben vestito, con una faccia preoccupata, più che andarci a sbattere lo travolse, perché esso cadde a terra, Craig lo aiutò a tirarsi su e l’uomo corse via senza dire niente.
Ma a lui non importava molto, perché dopo quello che avevano fatto si erano guadagnati tutti e tre più di 3000 aringhe d’oro e il re aveva concesso loro una vacanza di 6 mesi.
Craig aprì la porta, e vide che il locale era sempre lo stesso, il bancone sulla destra della taverna, e in tutto lo spazio della stanza c’erano solamente tavoli, e in fondo ardeva scoppiettante il fuoco nel più grande camino che lui avesse mai visto.
Altrove, in una casa vicino alle mura cittadine l’uomo che era stato travolto da Craig corse su per le scale, aprì le tende che lo separavano dalla stanza più brutta della casa, era tutta sporca, ma alla persona che ci abitava non importava, perché dopo tanti anni si era abituato.
Quando lo vide entrare, il lebbroso che era nella stanza lo guardò in modo interrogativo, e come per risposta l’uomo dissè:”Padre, hanno riportato sano e salvo il bambino, non sono riuscito a fare niente per fermarli, ho aizzato contro di loro lupi e tigri, ho smosso pietre in modo da creare una frana, ma non servì a nulla”-“Credi che sia stupido? Sono lebbroso ma non sono sordo, la festa che impazza da questa mattina la sento benissimo, e non ci vuole molto a capirne il motivo, comunque la vecchia ha fatto di sicuro un buon lavoro, la conosco da molti anni, ed è molto forte, ti può convincere di qualsiasi cosa ella voglia, e sono sicuro che il bambino crescerà odiando suo padre in tutto e per tutto, e adesso portami da mangiare”.
Al palazzo reale la famiglia era felicissima del ritrovamento del loro pargolo, e iniziarono a viziarlo di botto, dandogli tutto quello che avrebbe potuto avere in un anno un principe, ma il bambino rompeva tutto quello che gli davano, tutti i balocchi che potevano piacere a un bambino finivano distrutti, ma non si riusciva a capirne il perché, visto che il bambino non poteva essere così forte da rompere alcunché, e loro non riuscivano mai a vedere di persona il loro bambino che li rompeva.