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Champions League 2007/2008

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    00 29/08/2007 16:02
    La Lazio espugna Bucarest
    E' Champions League

    Sotto di un gol alla fine di un opaco primo tempo, la squadra di Delio Rossi cambia volto nella ripresa, batte 3-1 la Dinamo e conquista la fase a gironi del torneo. Doppietta di Rocchi (un gol su rigore) e rete di Pandev

    BUCAREST, 28 agosto 2007 - Poker! La Lazio con una prestazione sconcertante fa fuori la Dinamo Bucarest e conquista la fase a gironi della Champions League. Giovedì, a Montecarlo, si unirà nell'urna a Milan, Inter e Roma per conoscere il cammino nella fase a gironi. Incredibile il 3-1 finale con cui la squadra di Delio Rossi fa a pezzi i romeni. Il primo tempo, infatti, sembrerebbe destinare i romani a una scontata eliminazione. La Dinamo segna e sfiora il raddoppio, dominando un'irriconoscibile Lazio. Nella ripresa muta il vento: i biancocelesti cambiano volto, affondano e compiono l'impresa.
    TROPPI ASSENTI - Per espugnare Bucarest, Delio Rossi ha gli uomini contati. Non esistono i doppioni di Mauri, Siviglia, Behrami, Mutarelli e Diakite. All'insegna del 4-3-1-2, affida il ruolo di regista a Del Nero su cui grava la responsabilità di ispirare Rocchi e Pandev; in difesa si affida agli esterni De Silvestri e Zauri e piazza Ledesma in mezzo al centrocampo, con Manfredini a sinistra e Mudingayi a destra. Ma nel catino infernale del Lia Manoliu, servirebbero ben altra impostazione di gioco e personalità, perché la Lazio rende fin troppo facile la vita alla Dinamo che non deve dannarsi più di tanto per dominare a tutto campo.
    LAZIO IMPALPABILE - Il primo tempo scivola via senza un'emozione, un tentativo degno di nota. Impalpabile, lenta e spaesata, la squadra di Delio Rossi non riesce a costruire un'azione degna di nota, subendo il gioco avversario che si sintetizza poi nel pià classico del contropiede. Ne risulta che l'1-0 per gli uomini di Rednic dopo i primi 45' siano ineccepibili. Senza onvinzione e, soprattutto, sovrastati fisicamente, la Lazio subisce il gol di Bratu all'insegna della potenza muscolare; grazie anche a un errore di Stendardo che nel tentativo di fermare l'attaccante si infortuna inguaiando ulteriormente Delio Rossi. Il tecnico lo sostituisce con Scaloni, confidando nella sua esperiuenza in Champions. Anche se, conti alla mano, è sempre la Dinamo a fare la partita sfiorando il raddoppio. A salvarla è l'anziano Ballotta, incolpevole sul gol che farebbe sbandare rovinosamnete i biancocelesti in coppa Uefa.
    CAMBIA IL VENTO - Ma il calcio sa regalare sorprese. Rossi, tecnico abile, ma anche cocciuto, nononostate un primo tempo depresso, decide di non cambiare una virgola all'inizio della ripresa. Si fida dei suoi ragazzi e viene ripagato, perché Del Nero, abilmente spostato più a destra, dopo pochi secondi guadagna un rigore per un'entrata di Nastase. Batte Rocchi che infila l'1-1. Il vento cambia e al 9' arriva addirittura il vantaggio lazioale. Del Nero innesca Rocchi che pesca in area Pandev; il macedone non ha problemi a vincere un contrasto e beffare Lobont.
    DILAGANTE - Il 2-1 cambia il corso della gara e il continuo mischiare le carte di Rossi manda in crisi la Dinamo. Rednic torna sui suoi passi: toglie Margaritescu e inserisce Nicolescu (inspiegabilmente lasciato in panchina), poi l'inguardabile Oprita per Chiacu. Appena in tempo per fargli assistere al terzo gol della Lazio ormai padrona del campo. Pandev questa volta restituisce il favore regalando a Rocchi una palla perfetta, che il bomber spedisce in rete per il 3-1. La Dinamo si dissolve, rischia di subire altri gol, anche con la freschezza di Munteanu che ha preso il posto di Danciulescu. Per la Lazio condurre in porto l'impresa è fin troppo semplice, davanti a un avversario che non ne ha più. E alla fine la vittoria è meritata.
    Gaetano De Stefano
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    00 19/09/2007 14:57
    PRIMA GIORNATA MILAN-BENFICA
    Il Milan è uno spettacolo
    "E potevamo farne 5..."

    Prestazione straordinaria dei rossoneri, che annientano il Benfica nel primo tempo con Pirlo e Inzaghi (60 gol in Europa) e subiscono il 2-1 di Nuno Gomes nel recupero. A Kakà manca solo il gol dopo una partita ricca di numeri e sostanza. Rui Costa non delude ma per i portoghesi non c'è storia

    MILANO, 18 settembre 2007 - Balbettante in campionato. Senza limiti in Europa. Aria di Champions League. Che equivale a qualcosa di travolgente. Termine azzeccato per raccontare l'esordio in Coppa dei rossoneri. Troppo Milan per il Benfica, battuto 2-1 con una prestazione imperiosa, in cui l'armata di Ancelotti sbaglia gol a raffica. Unico neo, dopo le prodezze di Pirlo e Inzaghi, il gol di Nuno Gomes nel recupero; crepa su una prestazione quasi perfetta.
    I CAMPIONI E RUI - Il Milan riparte dalla notte di Atene, con la variante Kaladze al posto di Maldini. Proprio come a Montecarlo. Tra i portoghesi c'è Manuel Rui Costa, accoglienza e tributo da eroe. Roba da coccolone, ma il regista assorbe e prende la bacchetta in mano. Conosce il nemico. Il numero 10 di Camacho è una girandola in mezzo al campo, posizione ideale per ammirare il suo passato. Con un senso di impotenza e di probabile ammirazione. Perché al Milan basta poco per prendere le misure al Benfica, soggiogato dagli incastri millimetrici dei rossoneri.
    GEOMETRIA - Segnali prepotenti che esaltano tutte le qualità della squadra di Ancelotti. Micidiale sulla fascia destra dove Oddo, in serata di grazia infila giocate brasiliane. All'8' il difensore ingrana la marcia e la mette dentro bene; Ambrosini ci arriva di controbalzo, Pippo la manca di un'inezia. E' l'antipasto prima della perla di Pirlo che regala un pezzo da museo dal vertice destro dell'area portoghese; tocco magico, quasi geometrico, che Quim arriva appena a toccare: ma lì nell'angolo alto sotto la traversa è impresa impossibile evitare il gol.
    INZAGHI 60 - Spettacolo rossonero; al 13', ancora Oddo, dopo una finta al limite, pesca Inzaghi. Arruffone Pippo: prima si incarta, poi trova il guizzo per un diagonale che meriterebbe sorte migliore. Al 16' tocca ad Ambrosini: tiro al volo di interno destro centrale che non sorprende Quim. Magìe a raffica, Come quella di Kakà che al 21' inquadra Inzaghi; Seedorf finta e Pippo mira l'angolo giusto, dove Quim si fa trovare pronto. Poi sessanta secondi di blackout e la luce del Benfica si accende. Rui Costa individua un buco centralmente e fa partire un bolide da 25 metri che Dida respinge. Roba da approfittarne; cross dalla sinistra e Cardozo di testa colpisce il palo da due passi. Una provocazione che il Milan traduce subito in gol nel modo più impetuoso. La cavalcata di Kakà sul corridoio sinistro è di rara bellezza. Il brasiliano serve Pirlo destra; assist per Inzaghi e destro al volo del bomber: 2-0; che tradotto fa 60 gol in Europa.
    IMPOTENZA - Al 33' Dida copre bene il primo palo e toglie l'urlo del gol a Cardozo servito saggiamente da Rui Costa. Ma cosa si mangia Kakà al 36', quando a tu per tu con Quim, sbaglia ciò che farebbe a occhi chiusi con le mani legate. Primo tempo da antologia; favorito senza dubbio dalla mediocrità del Benfica che non può reggere all'urto dei campioni in carica.
    GENIO PIRLO - Il rischio è che la ripresa si trasformi in un noioso possesso di palla. Ma i portoghesi, così fragili e non all'altezza, rendono ancora più facile la vita al Milan che sfiora gol a ripetizione. La pennellata più bella è al 9', quando Kakà arriva come un treno sulla destra ma trova Quim sul primo palo. Alla caccia al gol partecipano tutti; Oddo e Jankulovski compresi. Se poi vogliamo trovare il pelo nell'uovo, vale la pena di citare la clamorosa occasione che Inzaghi getta al vento dal dischetto: palla oltre la traversa. Al 31' Pippo deve fare i conti con un super Quim che ha il tempo di rialzarsi e smanacciare oltre la traversa un bolide di Emerson, gettato nella mischia al posto di Seedorf. Stride il gol di Nuno Gomes, entrato al posto di Cardozo; rete impalpabile in una difesa ormai sicura del 2-0. L'impronta sulla vittoria ha però la firma del piedino di Pirlo; gigante universale. Nella notte di San Siro, l'ennesima vittoria porta il suo nome.
    Gaetano De Stefano
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    00 19/09/2007 14:58
    PRIMA GIORNATA: OLYMPIACOS-LAZIO
    Lazio, pari d'oro ad Atene
    "Ma questo è solo l'inizio"

    I biancocelesti pareggiano 1-1 in casa dell'Olympiacos nella gara d'esordio del tabellone principale di Champions. Greci avanti con l'ex Napoli Galletti, poi pari di Zauri. Nel finale Pandev e Rocchi vicini alla rete della vittoria

    ATENE (Grecia), 18 settembre 2007 - La Lazio continua l'abbonamento al pareggio. Dopo i tre di campionato in altrettante giornate, arriva quello in Champions. Positivo. Perchè ottenuto fuori casa, e in rimonta, ad Atene con l'Olympiacos, e perchè nel girone C il Real Madrid, grande favorito, ha battuto i tedeschi del Werder Brema. E così i biancocelesti si propongono subito avanti di un'incollatura sulle rivali nella lotta per il presumibile secondo posto.
    La Lazio torna in Champions dopo 4 anni. Con 9 esordienti (tra i titolari con precedenti di coppa ci sono soltanto Ballotta e Zauri). Grazie al successo nel ritorno del preliminare: Dinamo Bucarest battuta 3-1 fuori casa. E al termine di una gara poco brillante, complice la cornice vuota di Atene, può comunque essere soddisfatta per l'1-1 (Galletti, Zauri), perchè ottenuto in rimonta, dimostrando carattere, tenuta atletica, e sfiorando negli ultimi minuti anche il colpaccio. Che si poteva anche fare, con un po' di convinzione in più, non concentrando tutti gli sforzi offensivi nell'ultima mezzora. Di fronte gli uomini di Rossi non avevano certo uno squadrone. Una rassicurazione, in ottica qualificazione.
    INIZIO DELUDENTE - Primi 45' a ritmo basso. Lo stadio Karaiskakis di Atene - a porte chiuse - è come una discoteca senza gente: difficile divertirsi. E divertire. L'atmosfera di Champions è attutita, le squadre sembrano viaggiare al rallentatore e non rendersi conto dell'importanza della gara. I greci provano a fare la partita, ma di qualità ne hanno pochina: Il "vecchio" Djordjevic a sinistra e l'ex Napoli Galletti a destra da trequartisti provano a cambiare passo: senza riuscirci. La Lazio all'inizio è timorosa, poi si scioglie, ma in attacco è poco "cattiva" anche nei casi di superiorità numerica in contropiede. Di occasioni solo qualche parvenza. Ci prova Torosidis con un cross da destra, Djordjevic trova la deviazione a centroarea, ma mette alto. La Lazio replica subito con una punizione angolata di Ledesma, Nikopolidis si salva rifugiandosi in angolo. Poi un bel destro di Galletti, Ballotta si salva d'istinto in angolo e festeggia al meglio il record di giocatore più vecchio a giocare in Champions: a 43 anni e 168 giorni. Il futuro sarà anche Muslera, il presente è ancora lui. Al riposo è 0-0, risultato quasi inevitabile per il volume di gioco espresso dalle due squadre.
    GALLETTI GOL - L'Olympiacos accelera a inizio ripresa. E la Lazio, sorpresa, soffre subito. Su angolo dalla destra colpo di testa pericoloso di Antzas, ottimo riflesso di Ballotta, che para in due tempi. Poi il gol. Lo segna Galletti, che raccoglie un suggerimento di Djordjevic (spostatosi da sinistra in mezzo, da fantasista centrale) e trafigge Ballotta dopo averlo saltato eludendone l'uscita. Lazio sotto 1-0. Poi tiro maligno dalla destra di Patsatzoglu, Ballotta para, seppure in maniera scomposta. La Lazio accusa il colpo, e ci mette un po' a carburare. Rossi prova a effettuare una revisione del motore: dentro Mutarelli (tenuto fuori a sorpresa, non era al meglio) e Del Nero. Fuori Mauri e Manfredini, entrambi sottotono.
    RISCOSSA ZAURI - La Lazio comincia a spingere, ma continua a essere poco efficace, con i due attaccanti non molto brillanti (Rocchi è poco coinvolto e meno mobile del solito). Però il gol arriva lo stesso. Preziosissimo. Lo segna Zauri, non certo un cannoniere. Ma il terzino sinistro, in probabile fuorigioco, raccoglie un passaggio filtrante, e di destro dal centrosinistra trova l'angolino sul primo palo per l'1-1. Dopo il pareggio il ritmo cala di nuovo. Ma la Lazio ha ancora un'ultima grande occasione per fare il colpaccio. Pandev, che se ne va sul filo del fuorigioco, il suo destro è parato con i piedi da Nikopolidis. La Lazio finisce in crescendo, si fa vivo anche Rocchi, Nikopolidis è attento. Finisce 1-1. Alla Lazio può andar bene anche così.
    Riccardo Pratesi
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    00 23/10/2007 22:16
    Colpaccio Inter a Mosca
    Roma-Sporting 2-1 live

    In casa del Cska rimonta dei nerazzurri dopo l'1-0 di Jo. Crespo trova il pareggio a inizio ripresa, poi il portiere Mandrykin regala a Samuel il 2-1. Infortunio per Vieira

    MOSCA, 23 ottobre 2007 - L'Inter vince a Mosca e sale al primo posto del girone in attesa di Psv-Fenerbahce. Non è stata una partita semplice per i nerazzurri, sotto di un gol dopo 32 minuti (a segno il brasiliano Jo), e rimessi in sesto da Crespo e Samuel. Determinanti due errori della difesa del Cska e del portiere Mandrykin.
    SEGNALI - La serata si complica subito. Un problema al polpaccio (sospetto stiramento al gemello mediale) mette fuori causa Vieira dopo un quarto d'ora. Il ritmo imposto dalla squadra di Gazzaev fa il resto. Krasic a destra diventa presto un problema, ed è da lui che parte l'azione del gol, chiusa dal numero di Jo (girata e tocco morbido sotto la traversa al 32'). I pochi lampi d'attacco arrivano da Figo (100 presenze in Champions), che quando ci prova salta sempre l'uomo, ma se si tratta di concretizzare Crespo e Ibrahimovic non trovano spiragli. Il portoghese, prezioso in attacco, cede troppo campo in fase difensiva, tant'è che una sua leggerezza provoca la seconda azione da gol del Cska, sprecata da Dudu.
    SVOLTA - Nel secondo tempo l'Inter torna in corsa con un po' di fortuna (Crespo insacca dopo un'ingenuità di Krasic), uscendo indenne dagli attacchi laterali di Zhirkov e dalle giocate di Carvalho, bravo ad attirare su di se due difensori liberando l'uomo. Nel momento in cui il Cska sembra in grado di riproporre il suo buon avvio di partita, Samuel regala il successo ai nerazzurri sfruttando un clamoroso errore del portiere Mandrykin, disorientato da un rimpallo maldestro sul colpo di testa centrale del difensore argentino. E' il sigillo, un po' casuale nelle modalità ma meritato, sul ritorno dei nerazzurri in testa al girone dopo la sbandata di Istanbul.
    Antonino Morici
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    00 24/10/2007 13:55
    Prima la paura, poi Vucinic
    La Roma vince con la grinta

    I giallorossi battono 2-1 lo Sporting Lisbona. Gol di Juan, Liedson e dell'attaccante montenegrino. Totti esce dopo 35' per una botta alla caviglia, Mancini si fa parare un rigore, ma con il carattere i giallorossi strappano una vittoria fondamentale

    ROMA, 23 ottobre 2007 - Roma nun fa la stupida stasera. Più che una canzone un monito per Totti e compagni. Dopo qualche recente passo falso, procurato da una difesa distratta, la partita con lo Sporting in Champions era di quelle da vincere. Punto. Missone compiuta. Al termine di una partita sofferta. Finita 2-1. Gol di Juan rimontato da Liedson, poi rete decisiva di Vucinic. Tanta fatica colpa dei difetti classici dei giallorossi: molti sprechi, un errore difensivo. Pagato carissimo. Ma la banda Spalletti ha dimostrato carattere da grande squadra: ha stretto i denti, quando tutto sembrava girare male (Totti costretto ad uscire infortunato - l'ultimo di una lista lunghissima -, una traversa di Mexes, un palo colpito da Mancini su rigore), e a portare a casa una vittoria strameritata. Ora la situazione nel gruppo F sembra delineata: Manchester padrone, a punteggio pieno, Roma seconda forza, proprio davanti allo Sporting Lisbona. È stata poi la grande serata di Vucinic: il montenegrino troppo spesso brutto anatroccolo stasera si è trasformato in cigno. Incantando con un gol da stropicciarsi gli occhi. Ma sopratutto pesantissimo.
    SEMBRA FACILE - La Roma, che deve fare a meno anche di Perrotta, parte forte. Vuole esibire una dimostrazione di forza per dimostrare che i recenti impacci in campionato sono stati un infortunio occasionale. Mexes, criticato dopo il 4-4 col Napoli, si fa pericoloso su angolo da sinistra: il francese non trova il colpo di testa, poi di destro colpisce la parte alta della traversa. Sfortunato. Poi arriva il vantaggio: su angolo da sinistra calciato da Pizarro, Juan di testa trova il gol dell'1-0 giallorosso. Il centrale giallorosso si dimostra una volta di più insostituibile: baluardo dietro, gigante nelle proiezioni offensive. Sarà il migliore in campo. La partita sembra tutta in discesa per la banda Spalletti.
    MA NON LO È - Lo Sporting alla prima conclusione trova il gol del pareggio. Immediata replica allo svantaggio. L'1-1 arriva con un colpo di testa di Liedson, sul cross dalla destra di Abel. Difesa giallorossa non inappuntabile.
    TOTTI K.O. - La partita del capitano finisce già al 35'. Colpa di una botta alla caviglia destra patita (contrasto di Liedson) già al 6', in occasione di un calcio di punizione calciato dal numero 10 giallorosso. Totti ha stretto i denti per un po', ma poi è stato costretto a lasciare il campo.
    EQUILIBRIO - La Roma reagisce al pari da belva ferita. D'istinto. D'orgoglio. Sfiora il nuovo vantaggio con un destro incrociato di Totti, lanciato da Mancini. Ma dalla mezzora viene fuori lo Sporting. Che ha giocatori abili nel palleggio e specializzati nelle triangolazioni palla a terra, come molte squadre portoghesi. La spina dorsale della squadra è di qualità: Veloso-Moutinho-Yannick. E a destra il terzino Abel è bravo in proiezione offensiva, approfittando anche della relativa copertura di Mancini, peraltro vivo in avanti. Dopo 10' di apnea i giallorossi reagiscono, nel finale di tempo collezionano angoli in serie: lo Sporting è in affanno sui palloni alti, e Mexes e Juan cercano di approfittarne. Ma all'intervallo è "solo" 1-1.
    IL RIGORE SBAGLIATO - Vucinic, subentrato a Totti, di mestiere a inizio ripresa guadagna un rigore, contrastato da due difensori portoghesi. Sul dischetto va Mancini. Che calcia in maniera angolata ma debole, Tiago para, aiutandosi anche con il palo alla sua destra. Roma ancora sprecona. E ancora poco fortunata.
    CONTRACCOLPO PSICOLOGICO - La Roma accusa il colpo. Mancini si deprime un po', e l'attacco giallorosso, senza Totti, si ritrova spuntato. Giuly è abulico, Vucinic più fumo che arrosto. La Roma fa la partita, ma il ritmo è troppo basso, e sono pochissime le occasioni di superiorità numerica. Spalletti prova a mischiare le carte: Cassetti scala terzino sinistro, con Tonetti esterno mancino alto. Mancini trasloca sulla fascia destra. Ma l'occasione più pericolosa la crea Izmailov con un destro dal limite: Doni, attento, respinge sul fondo.
    IL LIETO FINE - È dura. Perchè ai portoghesi il pari va benissimo, e fanno girare palla con buona proprietà tecnica. La Roma non riesce a cambiare marcia. Attacca, ma senza cambiare passo e ritmo. Il pubblico becca Mancini. Poi una magia di Vucinic, che finora sembrava un eterno incompiuto, le regala il successo. L'attaccante se ne va sulla sinistra, dribbla due avversari e trova un destro a rientrare sul palo lungo che vale il 2-1. Vucinic pazzo di gioia, Olimpico in delirio. La Roma tira un sospiro di sollievo. Nelle difficoltà ha reagito da grande squadra. Ora l'Europa sembra in discesa.
    Riccardo Pratesi
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    00 24/10/2007 22:37
    Gila-Seedorf, riecco il Milan Lazio, Manfredini non basta

    Contro lo Shakhtar partenza super dei rossoneri, con doppietta di Gilardino nei primi 14'. Nella ripresa al 6' Lucarelli accorcia ma Seedorf chiude il match con una splendida doppietta. A Brema Werder in vantaggio 2-0 sulla Lazio con i gol di Sanogo e Almeida, arriva tardi il 2-1 di Manfredini

    MILANO, 24 ottobre 2007 -
    QUI MILAN - A San Siro piove a dirotto. Recuperato Kakà, il Milan si affida al brasiliano contro lo Shakhtar di Lucarelli e Lucescu. In attacco Gilardino è preferito a Inzaghi. Rossoneri in vantaggio in pratica al primo attacco. Al 6' su corner battuto dalla destra, girata di testa, in anticipo, di Gilardino. Milan-Shakhtar 1-0. La voglia dei rossoneri di svoltare dopo il k.o. con l'Empoli è ribadito dopo pochi minuti: grande occasione fallita da Kakà (super parata del portiere) ma subito dopo, al 14', nuova incornata vincente di Gilardino. E' 2-0, con cui si va al riposo. Nella ripresa arriva dopo appena 6' il gol di Cristiano Lucarelli, che ribatte in acrobazia dopo una bella respinta di Kalac su Brandao. Lo Shakhtar prende coraggio e costringe Kalac a grandi parate, ma il Milan sfiora il 3-1 con Kakà (palo clamoroso) e poi lo ottiene (al 17') con Seedorf, che al 24' si ripete con uno strepitoso pallonetto dopo una respinta al limite dell'area del portiere ucraino.
    QUI LAZIO - Sull'insidioso campo del Werder Delio Rossi sceglie a sorpresa Meghni come trequartista. Il primo quarto d'oro vede una Lazio prudente e ordinata, che controlla senza troppi patemi gli attacchi del Werder. I tedeschi intensificano la pressione e passano al 28': gol dell'ivoriano Sanogo. Nella ripresa arriva il raddoppio del Werder con Hugo Almedida. Ma a 9' dalla fine la Lazio riapre il match, grazie a un gol in mischia di Manfredini. Finale da batticuore.
    digasport
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    00 15/11/2007 14:54
    IRRESISTIBILE INZAGHI C' è lui, il Milan si scatena
    Pippo sostituisce Gilardino nella ripresa, affonda lo Shakhtar con una doppietta e manda in gol Kakà: rossoneri primi. Ronaldo resta in panchina
    dal nostro inviato LUIGI GARLANDO DONETSK (Ucraina) C ol freddo che faceva (-3), uno potrebbe dire: il Milan ha tirato fuori dal frigo Pippo Inzaghi e ha risolto la partita. Sbagliato, perchè Inzaghi non va tenuto in frigo: non è deperibile. Non ha la data di scadenza sul retro: segnava una vita fa, segna ora e segnerà ancora. E' arrivato al gol numero 62 nelle coppe europee (in 97 partite!), il record di Gerd Müller è ancora un po' più vicino. Il gol di Inzaghi a metà ripresa (3 minuti dopo il suo ingresso) ha spianato una partita che il Milan infreddolito, lento e senza idee faticava ad addomesticare. Kakà e ancora Pippo hanno poi gonfiato il risultato dando il giusto profilo alla mediocrità di uno Shakhtar che per un tempo ha impedito al Milan di avvicinarsi alla porta e ha covato un' impresa oltre i propri limiti. Di una partita brutta come Donetsk, la cosa più bella (per Ancelotti) è il risultato che, di fatto, ha messo nelle tasche rossonere la qualificazioni agli ottavi. Rincorrere in campionato ora sarà più agevole. SHAKHTAR ERMETICO Succede anche ai bambini: quando si scottano, non si avvicinano più al fuoco. Gli sberloni presi a San Siro hanno educato Lucescu che ha presentato un altro Shakhtar davanti a Kakà. Tre controllori ossessivi e una gabbia di gruppo hanno negato gli spazi che il Milan aveva trovato con tanta facilità al Meazza. Fernandinho e Hubschnan si sono occupati di Kakà e Seedorf; Jadson, sulla carta ispiratore delle due punte Lucarelli e Brandao, si è dedicato soprattutto del primo pressing su Pirlo. I continui ripiegamenti di Brandao e l' abilità dello Shakhtar a tenere linea difensiva e mediana molto strette, hanno completato il piano di contenimento di Lucescu che, nel primo tempo, ha incartato il Milan. L' effetto collaterale di questa efficace applicazione difensiva è un grande impiego di energie e di uomini, che ha limitato l' azione offensiva. Il 4-3-1-2 venduto dalle locandine è di fatto: Lucarelli avanti e gli altri a combattere in mezzo e dietro. Non a caso i primi pericoli dei Minatori arrivano da calci da fermo. Punizione di poco a lato di Rat (9' ); colpo di testa di Chygrynskiy tra le braccia di Dida, su punizione spiovente da sinistra. Col passare del tempo, anche se impercettibilmente, il gioco organico dello Shakhtar ha dato la sensazione di crescere. Il brivido del 34' (diagonale di Srna, che per un soffio Fernandinho non spinge in rete) è il bottino di un orgoglioso finale di tempo degli ucraini. MILAN CONGELATO Per andare oltre lo sbarramento del nemico, servirebbero due cose: tecnica e velocità. Ma per tutto il primo tempo il Milan non riesce a spenderle. La palla circola sempre lenta, i polmoni creativi di Ancelotti sembrano congelati. Seedorf corricchia senza accendere la luce; Kakà si muove in orizzontale alla ricerca di spazi che non trova, l' ammonizione che si becca per un fallo da dietro è la reazione isterica alle difficoltà che incontra. Sembra anche lui congelato, come la mamma Simone in questi giorni ucraini, a spasso coi moon-boot. Eppure il freddo potrebbe essere un buono stimolo per correre e scaldarsi, come fa, per esempio Serginho, che si allunga un paio di volte a sinistra e, per un tempo, sembra l' unica opzione buona per arrivare in porta; e come fanno i molti brasiliani di Lucescu che, almeno sul piano delle corsa, non peccano. Insomma, con tutte le attenuanti generiche, nella terra di Stakhanov, il Milan avrebbe potuto sgobbare molto di più di quanto ha fatto per un' ora. L' unico pericolo lo ha costruito da fermo, al 12' della ripresa: punizione di Pirlo, palo di Ambrosini di testa e Gilardino non trova il riflesso per il tap in. LA CHIAVE Poi, al 18' , entra Inzaghi, bollente come un tizzone e scioglie il ghiaccio. Entra per Gila, toccato duro alla schiena. Va in profondità sulla prima palla che Pirlo, il Professore, gli detta in verticale e buca il portiere. Kakà parcheggia il 2-0 nell' angolino col suo destro da Pallone d' Oro (27' ) e corre a tutto campo per dettare il 3-0 di Inzaghi (49' ). Il fenomenale Ronaldo si scalda a bordo campo. Ma se a -3 fa caldo come a Rio, il merito è tutto di Pippo. Ancora una volta. * * * Shakhtar PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI: F. Inzaghi al ' 21 e al 49' s.t, Kakà al 27' s.t. ARBITRO: Vink (Ola). NOTE: spettatori 25.000 circa. Angoli: 6-7. Tiri in porta: 3-4 (un palo). Tiri fuori: 5-4. In fuorigioco: 4-1. Recuperi: 1' primo tempo; 4' secondo tempo. SHAKHTAR DONETSK (4-3-2-1) Pyatov; Srna, Yezerskiy Chygrynskiy, Rat (William dal 28' s.t.); Ilsinho, Hubshman, Fernandinho; Jadson; Lucarelli (Castillo dal 33' s.t.), Brandao (Gladkiy dal 40' s.t.). IN PANCHINA: Virt, Duljaj, Lewandowski, Gai. ALLENATORE: Lucescu. ESPULSI: nessuno. AMMONITI: Fernandinho per gioco falloso, Ilsinho per proteste. MILAN (4-3-2-1) Dida; Bonera, Nesta, Kaladze, Serginho (Brocchi dal 40' s.t.); Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Kakà, Seedorf (Maldini dal 35' s.t.); Gilardino (F. Inzaghi dal 18' s.t.). IN PANCHINA: Kalac, Oddo, Gourcuff, Ronaldo. ALLENATORE: Ancelotti. ESPULSI: nessuno. AMMONITI: Kakà, Ambrosini per gioco falloso, Gattuso per proteste. * * * 62 i gol di Inzaghi in coppa Sono 62 i gol di Inzaghi nelle coppe europee: 45 quelli in coppa dei Campioni e Champions League. Superpippo è il secondo marcatore di sempre in Europa: meglio di lui solo Gerd Müller con 69 gol
    Garlando Luigi
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    00 15/11/2007 14:56
    Rocchi più Rocchi: la Lazio si rialza
    L' attaccante va a segno due volte e stende il Werder. Anche Meghni decisivo. Espulsi Cribari e Diego, Zauri k.o.
    RUGGIERO PALOMBO ROMA E' ancora viva, la Lazio di Champions. Due gol di Rocchi affondano il Werder Brema e tengono vivo il discorso qualificazione, anche se il Real Madrid non va oltre il pari ad Atene. Il 28 novembre bisognerà battere l' Olympiakos all' Olimpico e sperare che gli spagnoli non perdano a Brema (dove il Werder dovrà fare a meno, oltre che di Frings, anche di Diego, il suo uomo più importante, espulso nel recupero). A quel punto i giochi sarebbero fatti. Certo, bisognerà tenere i nervi saldi. Più di quanto non sia accaduto nel finale coi tedeschi, battuti con merito ma grazie anche agli aiutini di un benevolo arbitro croato (Bebek) che ha fatto infuriare tutto lo staff del Werder. Intendiamoci, il rigore col quale Rocchi, ribadendolo in gol sulla respinta del portiere Weise, sblocca il match ci sta, lo spintone di Naldo a Meghni in tutto simile a quello non sanzionato in Milan- Torino di sabato scorso (Natali su Ambrosini). Ma dopo, a cavallo del bellissimo raddoppio di Rocchi su contropiede innescato da Meghni, sono arrivati i guai: graziati di un paio di rigori (Behrami prima e Cribari poi su Rosenborg) i biancocelesti, in pieno «braccino» del tennista, hanno provocato il terzo con relativa espulsione di Cribari che ha strattonato Mertesacker. Diego ha riaperto il match e poi lo ha richiuso, facendosi cacciare per proteste. LA CHIAVE E' tutta nella intuizione di Delio Rossi che punta forte su Mourad Meghni, 23 anni, talento da fuoriclasse e troppi appuntamenti mancati in carriera. Mai titolare in campionato, mediocre trequartista a Brema, Meghni trova la notte che lo incorona protagonista. Rigore procurato, superassist del 2-0, una prestazione eccellente e un interlocutore che parla il suo stesso calcio fatto di velocità e agilità, Rocchi. Questi due uomini, nonostante assenze e avversità, inchiodano il Werder, dominandolo in un inizio gara con troppe occasioni fallite e stendendolo nella più concreta prima metà della ripresa. LAZIO Già privo di due uomini fondamentali come Mauri e Pandev (negativo il suo provino del mattino), Delio Rossi perde anche capitan Zauri dopo poco più di un quarto d' ora. Lo tradisce il tiro dal limite con cui impegna Weise al termine dell' azione più bella, Meghni-Rocchi. Il terzino si stira e gli subentra a sinistra il destrorso De Silvestri, perché il tecnico ha (in questo caso colpevolmente) spedito in tribuna Kolarov, l' uomo dal mancino proibito che aveva anche propiziato la rete di Manfredini a Brema. E' un errore, ma Rossi non ha davvero altro di cui farsi perdonare. E' coraggiosa e azzeccata la sua scelta, dopo quattro sconfitte consecutive (Brema, Udinese, Roma e Fiorentina), di puntare ancora sulla Lazio a trazione anteriore, con Makinwa a far coppia con Rocchi e soprattutto con un trequartista vero, Meghni, alle spalle delle due punte. Meghni parte subito forte ma la Lazio è terribilmente prodiga, e le cinque limpide occasioni da rete che colleziona se ne vanno in fumo. La forza, anche psicologica, della squadra, è quella di rimettere insieme i pezzi all' inizio della ripresa e di tornare a spingere. WERDER Una delusione. E' vero, mancano Frings e Sanoko, il regista arretrato, uomo d' ordine di una squadra modesta, e la punta veloce, l' uomo che aveva messo inginocchio la Lazio quindici giorni or sono realizzando l' 1-0. Davanti, Rosenborg non lo vale anche se guadagnerà rigori non visti, mentre in mezzo Baumann patisce l' intraprendenza di Meghni e il supporto che alle sue spalle gli fornisce Ledesma. Paradossalmente, l' infortunio che lo elimina dopo mezzora favorisce il Werder, perché al suo posto entra Jensen, più piccolo e più agile. A misura di Meghni, fin quando questi non decide di ripartire. I lunghi e lentissimi centrali della difesa tedesca fanno il resto. Poi, quando una volta sotto il Werder si ricorda di essere tedesco, ci pensa l' arbitro. GRINTA Delio Rossi, 46 anni, durante la partita col Werder Brema (NEWPRESS) SCIVOLATA VINCENTE Tommaso Rocchi, 30 anni, beffa il portiere Wiese dopo il rigore sbagliato e segna la sua prima rete in Champions, preliminari esclusi (ANSA) * * * Lazio PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI: Rocchi al 12' e al 23' , Diego (W) al 43' s.t. LAZIO (4-3-1-2) Ballotta; Behrami, Stendardo, Cribari, Zauri (De Silvestri dal 18' p.t.); Mudingayi, Ledesma, Mutarelli; Meghni (Manfredini dal 29' s.t.), Makinwa (Scaloni dal 43' s.t.), Rocchi. ALLENATORE: Rossi. IN PANCHINA: Muslera, Firmani, Baronio, Tare. ESPULSI: Cribari al 41' s.t. per doppia ammonizione (c.n.r. e gioco scorretto). AMMONITI: Stendardo e De Silvestri per gioco scorretto, Rocchi per c.n.r. WERDER BREMA (4-3-1-2) Wiese; Fritz (Harnik dal 31' s.t.), Mertesacker, Naldo, Pasanen; Andreasen, Baumann (Jensen dal 32' p.t.), Borowski; Diego; Hugo Almeida, Rosenberg. ALLENATORE: Schaaf. IN PANCHINA: Vander, Vranjes, Tosic, Carlos Alberto, Schindler. ESPULSI: Diego per doppia ammonizione al (c.n.r., c.n.r) AMMONITI: Andreasen per gioco scorretto.
    ARBITRO: Bebek.
    NOTE: Spettatori 28.236, incasso Non comunicato. Angoli 3-5. Tiri in porta 7-5. Tiri fuori 5-5. Fuorigioco 4-2. Recuperi p.t. 1' s.t. 5' .
    Palombo Ruggiero
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    00 15/11/2007 15:02
    Spalletti: «Ragazzi, è lo spirito giusto»
    Il tecnico: "Non abbiamo rubato nulla, bisogna affrontare così anche il Manchester". Pizarro sul gol: "E' tutto mio"
    Il tecnico: «Non abbiamo rubato nulla, bisogna affrontare così anche il Manchester ». Pizarro sul gol: «E' tutto mio» dal nostro inviato STEFANO BOLDRINI LISBONA (Por) G olpe de sorte. In portoghese si dice così: un colpo di fortuna. Luciano Spalletti, da buon toscano, cerca di usare la lingua italiana: «Prima o poi alla Roma doveva girare per il verso giusto e stavolta è successo. Il finale finalmente ci ha premiato. Ma non abbiamo commesso un furto: il risultato è strameritato per quello che la squadra ha fatto vedere in una partita difficile. Poi, certo, si commette sempre qualche errore, ma noi siamo fatti così. E' la nostra natura. Quello che però resta fondamentale è la reazione. Alla lunga riusciremo ad eliminarli. La squadra ha dimostrato di aver carattere e questo è più importante degli sbagli. Sull' 1-0 abbiamo avuto l' occasione per raddoppiare». NON SI PUO' ANCORA BRINDARE Spalletti ha festeggiato come un ragazzino il gol-pareggio di David Pizarro, con la gentile collaborazione di Polga. In un amen, la Roma è passata da una posizione scomoda alla prenotazione degli ottavi: «Qualificazione in tasca? Sarebbe un errore pensarlo. Dobbiamo restare con le antenne dritte. E' ancora dura. Mancano due partite e ci sarà da soffrire. Non bisogna mollare. Contro Dinamo Kiev in trasferta e Manchester United in casa dovremo giocare con la stessa mentalità di Lisbona». Spalletti, che in campo ha discusso nuovamente con Mancini, ad un certo punto s' innervosisce: succede quando gli viene ricordato il plotone degli assenti: «Fare questi discorsi significa sminuire i meriti di chi ha giocato qui. Sono discorsi che non mi piacciono». Anche a casa Sensi, grande soddisfazione. L' amministratore delegato Rosella Sensi ha seguito la partita e ha fatto sapere di essere soddisfatta per il risultato. PIZARRO «Il gol è tutto mio, ci mancherebbe». Il cileno, nettamente il migliore della Roma, si tiene stretta la sua rete. «Abbiamo sofferto e abbiamo avuto un po' di fortuna, ma questo è il bello del calcio. Il momento peggiore è stato quando abbiamo incassato il secondo gol, potevamo crollare. Invece abbiamo avuto la forza di restare in piedi. Qualificazione in tasca? Ora è tutto nelle nostre mani. Non perdere a Lisbona era fondamentale. Contro Dinamo Kiev e Manchester dovremo giocare con lo stesso spirito». VUCINIC MISTICO In una sfida con un bel pieno di montenegrini - Simon Vukcevic e Purovic quelli dello Sporting - , Vucinic è stato il meno brillante, ma il capitano della neonata nazionale ha dato il titolo alla serata: «Dio ci ha guardato e ci ha dato una mano. E' stata una partita molto difficile, ma noi abbiamo avuto il merito di crederci fino all' ultimo. Non credo che ci sia mancata la cattiveria, altrimenti non avremmo conquistato questo punto importantissimo. Io ho fatto quello che potevo contro una difesa blindata. Ma l' importante non è che segni Vucinic: la cosa che conta è che la Roma faccia risultato e vada avanti in Europa ». * * * IL FILM La rimonta nel finale 1. Il pareggio di Liedson al 22' del p.t. 2. Il vantaggio portoghese ancora con Liedson al 19' s.t. 3. L' esultanza di Pizarro dopo il gol del 2-2, al 44' del s.t.
    Boldrini Stefano
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    00 15/11/2007 15:02
    IL CUORE E IBRA
    Rimonta Inter con Cambiasso e magia finale Otto minuti di follia, il Cska avanti di due gol. Poi i nerazzurri ne fanno 4: ottavi a un passo
    ALBERTO CERRUTI MILANO I come Inter, I come Ibrahimovic. Dove c' è lei c' è lui ed è una coppia così bella e affiatata che non teme nemmeno il rischio di farsi distrarre dagli invidiosi. L' ultima foto di questo matrimonio che continua a regalare emozioni, gol e vittorie, viene scattata in una serata inaspettatamente difficile, perché il Cska Mosca dopo 31' vince 2-0 con i gol dei suoi attaccanti brasiliani. Un' altra Inter, del recente passato, a quel punto franerebbe sotto i fischi dei pochi fedelissimi di San Siro. E invece Ibrahimovic apre e chiude la rimonta con una spettacolare doppietta, trascinando Cambiasso anche lui autore di due reti, e tutti gli altri compagni verso il definitivo 4-2. La qualificazione adesso non può più sfuggire, ma quello che rimarrà negli occhi e nei filmati è lo show offerto da Ibrahimovic, al quale Mancini concede l' uscita anticipata per raccogliere una meritatissima standing ovation. LA CHIAVE Tu chiamale se vuoi emozioni, canterebbe Lucio Battisti. Ma prima di spellarsi le mani per applaudire un fuoriclasse che da solo può cambiare il destino di qualsiasi partita e qualsiasi squadra, bisogna riconoscere che tutta l' Inter reagisce nella maniera giusta alla falsa partenza, a cominciare da Mancini bravo a correggere l' assetto della squadra, avanzando lo strepitoso Cambiasso a ridosso delle punte. Il modo migliore per valorizzare l' eccellente organico messogli a disposizione da Moratti, senza piangere troppo per gli infortuni. INTER RABBIOSA Come già successo all' esordio a Istanbul e poi a Mosca, l' Inter parte a handicap regalando spazi e gol agli avversari. E le assenze dei vari Materazzi, Vieira, Stankovic e Figo non c' entrano. Il problema riguarda la mentalità della squadra, inizialmente deconcentrata, che pensa di vincere facilmente contro la cenerentola del girone. Grave errore perché nel giro di 8' i russi colpiscono due volte con Jo, 20 anni, ex compagno di Pato nel Brasile nella Under 20, e poi Vagner Love, infilatosi tra Cordoba e Dacourt. A quel punto, l' Inter decide di rientrare in partita, sfogando tutta la sua rabbia. Passa soltanto 1' e Ibrahimovic, in sospetto fuorigioco, con un destro al volo devia in rete una punizione di Chivu. E dopo altri 2' ecco il pareggio di Cambiasso, pronto a sfruttare un velo di Crespo. Il peggio è passato e allora Mancini cambia la difesa non più a 4 ma a 3, con Chivu spostato da sinistra al centro tra Cordoba e Samuel. L' idea è quella di chiudere meglio sui due satanassi brasiliani, avanzando Maicon e Maxwell sulle fasce quasi in linea con Dacourt, per consentire a Zanetti e Cambiasso di avvicinarsi di più a Ibrahimovic e Crespo. La mossa funziona, perché nella ripresa l' Inter aggredisce gli avversari come non aveva fatto prima. Cambiasso fallisce incredibilmente il colpo di testa del 3-2, ma poi si fa perdonare con il gran sinistro, su tacco di Cruz che era subentrato a Crespo. E alla fine arriva il dolce offerto da Ibra con uno splendido destro da rivedere all' infinito, dopo aver saltato un avversario. CSKA ARRESO Senza nemmeno la speranza di retrocedere in coppa Uefa, il Cska gioca con la tranquillità di chi non ha più nulla da perdere. E siccome in attacco, al fianco di Jo che aveva già segnato all' andata, ritrovano il centravanti della nazionale brasiliana, i russi non si lasciano schiacciare nella propria metà campo. Krasic, esterno sinistro del 3-4-1-2, e Zhirkov che parte inizialmente a destra, sono bravi a scambiarsi la fascia, cercando sempre il trequartista Carvalho, trampolino di lancio per i suoi pericolosissimi connazionali. Ma per fortuna dell' Inter, il terzetto difensivo del Cska è molto scarso, anche se bene o male regge fino a metà ripresa. Poi, però, si scatena il ciclone Ibra e anche i russi si inchinano, perché non è un disonore perdere contro una squadra e un fuoriclasse così. IRRUZIONE Zlatan Ibrahimovic, 26 anni, guida la carica nerazzurra nell' area del Cska Mosca: per lo svedese una doppietta che lo porta a quota 4 reti in classifica dopo le 2 segnate al Psv (RICHIARDI) ANCHE BOMBER Esteban Cambiasso, 27 anni, ieri con due gol ha trascinato l' Inter * * * Inter 4 Cska Mosca 2 Giudizio ** ** PRIMO TEMPO 2-2 MARCATORI: Jo (S) al 23' , Vagner Love (S) al 31' , Ibrahimovic (I) al 32' , Cambiasso (I) al 34' p.t.; Cambiasso (I) al 22' , Ibrahimovic (I) al 30' s.t. INTER (4-4-2) Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, Chivu; J.Zanetti, Dacourt, Cambiasso, Maxwell (Solari dal 21' s.t.); Ibrahimovic (Suazo dal 39' s.t.), Crespo (Cruz dal 18' s.t.). PANCHINA: Orlandoni, Bolzoni, Rivas, Jimenez. ALL.: Mancini. AMMONITI: Dacourt per gioco scorretto. CSKA MOSCA (3-4-1-2) Akinfeev; A.Berezutski, V.Berezutski (Eduardo dal 25' s.t.), Grigoriev; Zhirkov, Dudu (Taranov dal 38' s.t.), Rahimic, Krasic; Carvalho; Jo (Aldonin dal 1' s.t.), Vagner Love. PANCHINA: Mandrykin, Ramon, Janczyk, Caner. ALL.: Gazzaev. AMMONITI: Zhirkov, V.Berezutski e Rahimic per gioco scorretto, Dudu per proteste. ARBITRO: Allaerts (Belgio). NOTE 22.384 paganti, incasso non comunicato. Angoli: 10-5. Tiri in porta: 4-4. Tiri fuori: 10-6. In fuorigioco: 1-0. Recuperi: 1' p.t.; 3' s.t.
    Cerruti Alberto
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    00 05/12/2007 15:06
    Champions: Dinamo Kiev-Roma 0-3 al 45’

    Mar 27 Nov, 09:32 PM

    Champions: Dinamo Kiev-Roma 0-3 al 45’


    All’Olympiyskiy Stadium di Kiev il primo tempo si chiude sul 3-0 per la Roma; le reti di Panucci, Giuly e Vucinic. La Roma schiera fin dall’inizio Giuly al posto di Mancini, nel match dove cerca di prendersi con un turno di anticipo la qualificazione agli ottavi di finale. Di fronte una Dinamo che e` tra le peggiori squadre di questa edizione di Champions con 0 punti e un pesante -9 in differenza reti.

    Al primo minuto Ghioane impegna subito Doni con un tiro da fuori, che il portiere giallorosso blocca in due tempi, ma e` la Roma che va subito in gol al 3’ e 9 secondi con un tiro-cross di Panucci, sul quale interviene in scivolata Vucinic, senza toccarla, ma ingannando il portiere ucraino. La Dinamo reagisce subito, impegnando ancora Doni con un tiro da fuori. Panucci e` scatenato e al 9’ puo` raddoppiare di testa, ma manda incredibilmente fuori.

    All’11’ la Dinamo e` pericolosa con Rincon che va via sul filo del fuorigioco e Doni deve superarsi deviando in angolo il suo tiro. Roma ancora vicino al gol: al 20’ ancora un colpo di testa, questa volta di Giuly, su cross di un attivissimo Sonetto. La Dinamo soffre a contenere le offensive della Roma, anche se verso la mezz’ora del primo tempo si fa vedere in area giallorosa, conquistando due angoli consecutivi. Al 32’ la Roma firma praticamente il successo con la rete di Giuly che si trova da solo davanti al portiere, lo mette a sedere e infila nella porta vuota. La Dinamo non esiste e la Roma, al 35’, trova il terzo gol con Vucinic, in un’azione simile a quella della rete di Giuly: ripartenza da centrocampo, Vucinic che affronta il portiere e infila in rete. La Dinamo accoglie il fischio della fine del primo tempo quasi come una liberazione.
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    00 05/12/2007 15:07

    Champions League - Un regalo da primato

    Eurosport - mer, 28 nov 13:52:00 2007

    Bloccata nel primo tempo, l'Inter si scatena nella ripresa e batte 3-0 il Fenerbahce, si qualifica agli ottavi di Champions League e chiude al primo posto il gruppo G con una giornata d'anticipo. Di Cruz, Ibrahimovic e Jimenez le tre reti nerazzurre


    Nel giorno del 43° compleanno di Roberto Mancini, l'Inter fa al suo tecnico un regalo coi fiocchi. In un colpo solo i nerazzurri cancellano l"unica macchia battendo con un secco 3-0 il Fenerbahce, la sola squadra ad averli sconfitti in questa prima parte di stagione, si qualificano agli ottavi di finale e guadagnano anche il primo posto nel gruppo G con una giornata d"anticipo, riducendo la restante trasferta di Eindhoven a una semplice formalità.

    C'è voluta circa un'ora per scardinare la difesa del Fenerbahce, ben disposto da Zico e in grado per tutto il primo tempo di tenere testa all'Inter, che soffre i turchi nei primi 25 minuti prima di venire gradualmente fuori alla distanza. L'occasione più ghiotta nei primi 45 minuti capita al rientrante Stankovic, che al 36' sbaglia a incrociare al volo da favorevole posizione sulla sponda aerea di Cambiasso.

    Nella ripresa la partita sale d'intensità e Cruz sorvola l'incrocio al 52' con il destro a giro. Due minuti più tardi è Alex a far venire i brividi a San Siro sfiorando il palo in girata dopo una bella finta su Cordoba. Al 56' l'Inter passa in vantaggio, in maniera un po' fortuita. Cambiasso libera sulla sinistra Maxwell, sul cross basso Edu tenta di rinviare ma la palla carambola sulla testa di Cruz che segna in maniera del tutto casuale il suo 11° gol in Champions League in maglia nerazzurra. Una rete d'importanza capitale, che sblocca una situazione che si stava facendo abbastanza complicata.

    Una volta in svantaggio, il Fenerbahce si disunisce e l'Inter continua ad affondare i propri colpi. A metà ripresa i turchi perdono per infortunio Senturk, uscito in barella dopo un contrasto con Cordoba. Prima che si perfezioni la sostituzione con Kazim, al 66' Ibrahimovic riceve da Chivu e dopo aver preso la mira piazza il pallone all'incrocio dei pali lasciando esterrefatto Volkan. Quinto centro stagionale in Champions per lo svedese, sceso in campo con qualche linea di febbre. A risultato ormai acquisito lo stesso Ibra, come più tardi Samuel, si farà ammonire per saltare l'ultima ininfluente sfida di Eindhoven, prima di lasciare il posto a Suazo. Il terzo gol porta la firma di un altro partente dalla panchina, il finalmente ritrovato Jimenez, che trafigge Volkan con un preciso diagonale su assist di Cruz. Raggiunto pienamente l'obiettivo, di Champions League in casa Inter se ne riparlerà a febbraio.
    Fabio Casati / Eurosport
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    00 05/12/2007 15:09

    Champions League - Missione compiuta

    Eurosport - gio, 29 nov 12:13:00 2007

    Allo Estádio da Luz di Lisbona, finisce 1-1 tra i padroni di casa del Benfica e il Milan. Rossoneri in vantaggio grazie a un gran gol di Pirlo a cui risponde Maxi Pereira. Milan che conquista, con un turno di anticipo, l'accesso agli ottavi di finale di Champions League

    Serviva un punto e un punto è arrivato. Minimo sindacale, dunque, per il Milan che torna dalla trasferta di Lisbona con un punticino che vale comunque la qualificazione agli ottavi di Champions League con un turno di anticipo. Ancelotti si presenta alla sfida col Benfica senza Ambrosini e Inzaghi: così tocca a Gilardino caricarsi tutto il peso dell"attacco rossonero, visto che Ronaldo parte dalla panchina.

    Primo tempo divertente, con continui capovolgimenti di fronte, e molte occasioni da gol. Milan devastante nei primi minuti, con i rossoneri letteralmente scatenati quando riescono a distendersi in velocità sulle fasce laterali grazie alla velocità di Kakà e Serginho. Quim si salva in un paio di occasioni ma al 15' il portiere portoghese si deve inchinare al destro da fuori area di Pirlo: esecuzione perfetta del centrocampista bresciano con la palla che si infila alla sinistra del portiere del Benfica. Dopo la rete il Milan decide di addormentare il ritmo della partita ma, a differenza di altre partite, commette una serie incredibile di errori in fase di palleggio. I padroni di casa prendono così coraggio e 5 minuti dopo trovano il meritato pareggio: missile impressionante di Maxi Pereira da fuori area con la palla che si va a infilare all'incrocio dei pali alla destra di un incolpevole Dida. Rete che scalda i cinquanta mila dello stadio de Luz di Lisbona: il Benfica ci crede e si rende pericoloso con altre due iniziative ma in entrambi i casi sono fondamentali gli interventi disperati in scivolata di Kaladze, decisivo su Maxi Pereira e Rodriguez.

    Nel secondo tempo il Milan amministra la partita ma concede molto a un Benfica tutto cuore e orgoglio. I lusitani, però, come tutte le squadre portoghesi sono bravissimi a costruire gioco e palle gol, ma molto imprecisi negli ultimi 20 metri. Rui Costa prova in almeno tre occasioni a regalare un dispiacere ai propri ex compagni, ma le conclusioni del fantasista sono tutte centrali e Dida non deve compiere miracoli. Gilardino è troppo isolato, mentre Kakà non sembra in serata: solo nel finale i rossoneri si rendono pericolosi con due contropiedi portati dal prossimo Pallone d'Oro, ma le conclusioni del numero 22 rossonero sono stranamente imprecise.

    Al novantesimo, comunque, la squadra di Ancelotti può festeggiare la qualificazione agli ottavi di finale con un turno di anticipo, anche se sarà fondamentale l'ultima partita contro il Celtic, con cui basterà anche un pareggio, per assicurarsi anche il primo posto del girone D.
    Alessandro Brunetti / Eurosport
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    00 05/12/2007 15:11
    Champions: Lazio-Olympiacos 1-2

    Mer 28 Nov, 10:54 PM


    (ANSA) - ROMA, 28 NOV - Speranze al lumicino per la Lazio di restare in Champions League dopo la sconfitta interna contro l'Olympiacos per 2-1. I biancazzurri partono con il piede giusto andando a segno al 30' con Pandev, servito da Rocchi.

    Dopo soli cinque minuti pero' e' Galletti a pareggiare i conti. Nella ripresa, dopo un gol sfiorato da Stendardo, arriva la rete dell'ex, firmata da Darko Kovacevic, che spegne l'entusiasmo dell'Olimpico e spinge la formazione di Rossi verso l'eliminazione.
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    Pippo-gol nella leggenda
    Il Milan batte il Celtic

    Con una rete di Inzaghi i rossoneri superano gli scozzesi 1-0 e vincono il girone di Champions League. L'attaccante sale a quota 63, supera il mitico Gerd Muller e diventa il più grande cannoniere della storia europea. Anche il Celtic agli ottavi

    MILANO, 4 dicembre 2007 - Il Milan chiude in bellezza la fase a gironi della Champions League, battendo 1-0 il Celtic. I rossoneri si aggiudicano il primo posto nel girone, ma a festeggiare è soprattutto l'avvoltoio Pippo Inzaghi che infila il gol numero 63 in Europa è supera Gerd Muller nella classifica dei cannonieri. Partita scialba, in realtà, dove alla fine a fare la differenza è l'immensa classe dei suoi giocatori, contro un Celtic rinunciatario che si accontenta del suo secondo posto in classifica.
    NON C'E' DIDA - Carlo Ancelotti non mantiene del tutto le promesse della vigilia. Se centrocampo e attacco garantiscono il massimo, in porta e difesa si va di turnover. Kalac è in porta; al posto di Nesta c'è Simic, con Cafu a destra, Bonera centrale e Favalli a sinistra. Gordon Strachan rinuncia invece a una punta, Vennegoor, e schiera Donati in un centrocampo a cinque. Tutti connotati che non promettono niente di buono.
    SBADIGLI - Il primo tempo, infatti, è di rara bruttezza, con gli scozzesi catanacciari e un Milan molliccio che domina nel possesso di palla e di tanto in tanto cerca variazioni sul tema nel tentativo di impensierire Boruc. Impresa difficile perché tutto il Celtic è sempre dietro la linea della palla e si difende con una mentalità che non gli appartiene. Ma un punto garantisce a entrambi primo e secondo posto e poiché ai britannici la piazza d'onore va bene lo stesso, rischiare non conviene. Di rossonero c'è molto poco, a parte un paio di guizzi di Kakà, un tiro di Seedorf e una zampata di Inzaghi sul cross di Favalli. A infastidire semmai è l'infortunio occorso a Simic dopo soli 30' di gioco; tegola che impone ad Ancelotti l'ingresso in campo di Kaladze.
    IL GRAFFIO DI PIPPO - La ripresa vive su una maggiore spinta del Milan che mantiene il pallino del gioco, ma va a sbattere sul muro scozzese. Strachan dà ordini precisi: salvaguardare il pareggio e marcare stretti i portatori di palla rossoneri. Non c'è storia in campo, anche se Seedorf e Kakà risparmiano i garretti, mentre Gattuso sputa anche l'anima come se giocasse ancora nei Rangers, rivali del Celtic. Strachan vorrebbe rivitalizzare i suoi con l'ingresso di Vennegoor per McDonald, mentre Ancelotti cambia Seedorf con Gourcuff. Con l'ingresso del francese varia anche il modulo: un solido 4-4-2 che è il viatico del gol rossonero. Cafu, servito da Kakà, mette dentro per Inzaghi che ha tutto il tempo per spingere in rete. E' il gol numero 63 del formidabile attaccante rossonero. Quello del sorpasso definitivo su Gerd Muller: il più grande cannoniere della storia europea. Il guizzo che dà un senso a una serata dove la squadra britannica fa di tutto per non far giocare. Per il Milan vittoria di prestigio che vale il primo posto nel girone; il trampolino di lancio verso il Giappone a caccia di una nuova impresa.
    Gaetano De Stefano
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