«La partecipazione alla vita politica è la forma più alta della carità», diceva Paolo VI, facendo eco a una espressione cara a Giorgio La Pira. E la Costituzione conciliare Gaudium et spes parla della politica come di “un’arte nobile e difficile”. Ancora Paolo VI, ha affermato che “la politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”.
Il Concilio Vaticano II si può denominare anche … “il Concilio dei laici”, perché ha indicato chiaramente il loro posto e ruolo essenziale nella Chiesa e si è sforzato di dare a questo popolo di Dio la coscienza viva di essere Chiesa .
Prima del Concilio, era l’aspetto gerarchico quello che emergeva nella Comunità ecclesiale, tanto che, quando ci si riferiva alla Chiesa, molti intendevano la “gerarchia”.
Il Concilio ha ribaltato questo concetto quando a scelto l’ordine dei capitoli nella Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium”. Infatti, dopo il primo capitolo sul “popolo di Dio”, si parla dei “sacerdozio comune dei fedeli”, il quale ha la precedenza sul sacerdozio gerarchico. Con questa scelta significativa il Concilio ha messo al primo posto la realtà della comunione ecclesiale e della partecipazione di tutti alla vita della Chiesa. Questa visione riveste un’importanza enorme per la teologia cattolica, dando un vigoroso impulso simultaneamente al dinamismo di comunione e allo spirito di servizio. Anche il Codice di diritto canonico ha seguito accuratamente l’orientamento del Concilio.
In quale contesto di rapporto fra la Chiesa e società si situa oggi l’impegno dei laici?
I cristiani devono fare politica anche se questo rappresenta un mondo corrotto?? Se uno non se la sente vuol dire che non è un buon cristiano??
Cosa significa il termine sacerdozio comune dei fedeli devono diventare sacerdoti??
Questi sono alcuni dei dubbi che mi sono venuti leggendo questo articolo secondo voi che ne pensate?
Come rispondereste alla domanda finale del post??
per i chiarimenti eventuali!