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E' cominciato ieri il 13 campionato europeo di Calcio, paesi organizzanti Svizzera e Austria
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Svizzera, debutto amaro
Svěrkoš fa volare i cechi

Nella partita inaugurale di Euro 2008, la nazionale allenata da Brückner fa il colpo contro i padroni di casa. A Basilea finisce 1-0 per la Repubblica Ceca, Vonlanthen sfiora il pareggio colpendo la traversa nelle battute finali della gara

BASILEA (Svi), 7 giugno 2008 - Václav Svěrkoš. E' questo 24enne attaccante del Banik Ostrava, pressoché sconosciuto al grande pubblico se non per qualche comparsata in Bundesliga ai tempi del Borussia Moenchengladbach e dell'Hertha, a segnare il primo gol a Euro 2008. Ed è un gol pesantissimo, perché regala la vittoria alla Repubblica Ceca nella partita inaugurale contro la Svizzera. A Basilea, finisce 1-0 per la nazionale allenata da Brückner. Ed è forse un castigo troppo pesante per gli svizzeri, che almeno un pari l'avrebbero meritato.
GUAIO FREI - Poco spettacolo, come era prevedibile, nella prima parte di gara. Se la Svizzera non ha incassato neppure un gol al Mondiale 2006 (eliminata agli ottavi dall'Ucraina ai rigori), un motivo c'è: Kuhn è capace di impostare squadre sempre ben coperte, con centrocampisti utili anche in copertura come Inler e Gelson Fernandes ad aiutare i difensori. Il problema dei padroni di casa è che l'attacco non è all'altezza degli altri reparti: se poi Frei, molto più efficace di Streller là davanti, si fa male prima dell'intervallo e lascia il posto al vecchio Hakan Yakin, le lacrime dell'attaccante del Borussia Dortmund si uniscono ai sospiri dei tifosi presenti al St. Jakub Park.
"ITALIANI" - La diga svizzera tiene a bada Koller, unico attaccante ceco tra i titolari, ma lo stesso si può dire della difesa "italiana" schierata da Brückner. E' vero, Jankulovski soffre ogni volta che Behrami spinge dalla sua parte, ma insieme a Ujfalusi, Rozenhal e Grygera riesce a limitare la furia rossocrociata, che peraltro si affievolisce col passare dei minuti. Nell'unica distrazione di Ujfalusi nel primo tempo, per poco Frei non trova il varco giusto: Cech esce in tempo per chiudergli lo specchio. Il portiere del Chelsea, per il resto, deve solo stare attento agli scherzi del pallone sui tiri dalla distanza. Poche le occasioni da una parte e dall'altra prima dell'intervallo: i cechi sono pericolosi solo con un paio di cross, uno di Jarolim e uno di Plasil. Si va negli spogliatoi con l'impressione che la gara, quella vera, debba ancora cominciare.
LA MOSSA FORTUNATA - L'ingresso in campo di Hakan Yakin dà la carica alla Svizzera, che inizia la ripresa all'assalto, esattamente come aveva fatto nel primo tempo. Cech, però, non è mai veramente in difficoltà e il brivido maggiore è per Benaglio, che al quarto d'ora vede Sionko sfiorare il pallone di testa a un metro dalla porta. Brückner fa una mossa a sorpresa, togliendo il veterano Koller per inserire Svěrkoš. Yakin sfiora il gol con un colpo di testa propiziato da un cross dell'ottimo Lichtsteiner. Ma è il preludio alla beffa: Svěrkoš dà ragione a Brückner e, al 25', sfrutta un batti e ribatti a centrocampo per evitare il fuorigioco, entrare in area e battere Benaglio.
SFORTUNA VONLANTHEN - A quel punto, la Svizzera "spuntata" si getta a testa bassa alla ricerca del pari. Entra anche Vonlanthen e proprio l'ex attaccante del Brescia si vede negare l'1-1 dalla traversa: sul tiro di Barnetta mirabilmente respinto da Cech, Vonlanthen non ha fortuna nella correzione a rete. Dentro anche il giovanissimo Derdiyok, ma il risultato non cambia più. Vincono i cechi e la Svizzera, adesso, è già a un bivio.
Stefano Cantalupi
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Portogallo bello e sprecone
Turchia battuta 2-0

Cristiano Ronaldo (che colpisce un palo) e compagni divertono e a tratti straripano contro la squadra allenata da Terim. Segnano Pepe nel primo tempo e Meireles nel recupero della ripresa. Tre legni per gli uomini di Scolari, due di Nuno Gomes

GINEVRA (Svizzera), 7 giugno 2008 - Il Portogallo regala spettacolo all'esordio nell'Europeo. Ma per piegare la Turchia di Terim deve affidarsi ad un golletto di un difensore, Pepe, che segna l'1-0 che in pratica decide la gara. Poi a tempo scaduto, al 92', arriva il raddoppio del nuovo entrato Meireles. La squadra di Scolari, vicecampione d'Europa in carica - ma la beffa in finale in casa con la Grecia ancora brucia - dimostra subito di poter ambire al titolo. Ha tanti giocatori di qualità, su tutti Cristiano Ronaldo, già campione d'Europa (come Nani) con il club: il "suo" Manchester United. Ma stasera hanno fatto un figurone pure Deco, Moutinho e Simao. Gioco da leccarsi i baffi, ma porta che sembrava stregata: colpa dei tre legni colpiti da Ronaldo e da Nuno Gomes (due volte). Insomma i portoghesi (che si permettono di far partire in panca Nani e Quaresma) hanno già dimostrato di avere la carte in regola per arrivare in finale - dalla loro parte di tabellone l'unico avversario del loro livello è la Germania - ma sottoporta devono acquisire - ed è una carenza ricorrente negli anni - una maggiore cattiveria agonistica. La Turchia ha tenuto botta, ma onestamente ha rischiato più volte la mareggiata, salvata da un pizzico di buona sorte. I turchi sono compatti e ostici, e in avanti hanno un signor giocatore come Nihat, ma le corazzate in Svizzera-Austria sono ben altre.
PORTOGALLO SPRECONE - Il primo tempo è tutto del Portogallo. Che in mezzo sfrutta la quallità di Moutinho e Deco (ispirato), e sulle fasce spinge forte alla ricerca della superiorià numerica con Cristiano Ronaldo e Simao. Il problema diventa, come tradizione lusitana, concretizzare il (tanto) gioco creato. Perchè davanti, con la fascia di capitano al braccio, c'è la faccia da eterno ragazzo di Nuno Gomes, ormai quasi 32enne, che non era un fenomeno neanche da giovane. E che si sbatte, ma non trova il guizzo in area di rigore. Allora ci provano i difensori. Al 17' segna di testa Pepe, del Real Madrid, su azione d'angolo, rete annullata per fuorigioco. C'era un suo compagno. Non lui. Tutto da rifare. E allora i piedi buoni di Scolari provano a sbloccare il punteggio su calcio piazzato. Una punizione tagliata di Simao finisce appena alta. Poi arriva il palo interno di Cristiano Ronaldo su punizione calciata dalla sinistra. Decisiva la deviazione di Volkan. Il fenomeno del Manchester United accende e spegne l'interruttore della fantasia: spettacolare un suo spunto, quando scarta tre avversari, ma poi conclude maluccio. La Turchia di Terim, molto fisica, tiene dietro con il fiatone, e in avanti cerca gloria con Nihat, partner d'attacco di Giuseppe Rossi nel Villarreal, poco assistito. All'intervallo è 0-0, risultato che va parecchio stretto ad un buon Portogallo.
GOL E PALI - In apertura di ripresa arriva subito il palo di Nuno Gomes, dopo un fallo pesante di Gokhan su Simao su cui l'arbitro aveva giustamente concesso il vantaggio. Poi il Portogallo trova uno strameritato vantaggio. Va a segno Pepe, stavolta di piede, dopo un triangolo spettacolare con Nuno Gomes: 1-0. Il Portogallo insiste, vuole chiudere subito la gara. Ma colpisce il terzo legno, il secondo del suo centravanti: traversa di testa di Nuno Gomes su cross dalla sinistra. I portoghesi a tratti incantano con scambi di qualità palla a terra, e le accelerazioni dei loro fenomeni, ma manca sempre quel pizzico di cattiveria sottoporta che servirebbe come il pane. E allora la Turchia, tosta, scorbutica, non crea più di tanto, ma tiene sempre in apprensione, fino al 90' la ben più forte squadra di Scolari. Ma non basta. E anzi a tempo scaduto arriva il 2-0. Il Portogallo regala spettacolo e si porta a casa tre punti. Per capitalizzare le tante occasioni gol ci sarà tempo: l'Europeo dei lusitani è appena cominciato e minaccia di essere molto lungo.
Riccardo Pratesi
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08/06/2008 21:03
 
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Croazia di rigore con l'Austria

Decide la gara un rigore segnato dal centrocampista Modric al 4' del primo tempo. Gara poco spettacolare, nella ripresa Austria generosamente all'arrembaggio, ma l'unica grande occasione arriva nel recupero, con Kienast, che mette appena fuori di testa

VIENNA (Austria), 8 giugno 2008 - Anche l'Austria, come la Svizzera, inizia male l'Europeo di casa. A Vienna perde 1-0 contro una Croazia apparsa non irresistibile, ma a cui è bastato un rigore realizzato in avvio di gara da Modric per portare a casa tre punti fondamentali nel girone B, quello che comprende la favoritissima Germania e la Polonia. La squadra austriaca ha attaccato generosamente, ma senza costrutto per tutto il secondo tempo, forse avrebbe meritato un pizzico in più di fortuna contro Kova e compagni, che hanno raccolto il massimo risultato con il minimo sforzo. Diventa difficile immaginare come la squadra allenata da Bilic sia riuscita ad eliminare addirittura l'Inghilterra nelle qualificazioni a questi Europei. Ma tant'è. Oggi ha giocato una gara pragmatica, attenta, molto chiusa. Contro la modesta Austria è bastato, potrebbe bastare pure con la Polonia per ottenere la qualificazione ai quarti di finale. L'Austria, con gli "italiani" Manninger e Garics in panchina, ha mostrato tanta voglia e poche idee. Il talento è quello che è. Ma l'atteggiamento è stato quello giusto: aggressivo, mai domo, fino al 93', quando un colpo di testa di Kienast ha fatto gridare (invano) al pari.
CROAZIA AVANTI - La Croazia mette subito la partita in discesa. Favorita da un'entrata sconsiderata di Aufhauser su Olic in area di rigore. Rigore. Dal dischetto Modric, nuovo acquisto del Tottenham, il volto nuovo dei croati, porta in vantaggio i suoi. Poi la Croazia gestisce la gara, dimostrando più qualità degli austriaci, ma di certo non incantando. I padroni di casa fanno una fatica bestiale a imbastire una manovra credibile. Riescono nel finale di tempo ad abbozzare un forcing, Standfest di testa non concretizza una buona occasione. All'intervallo è 1-0. Di spettacolo se n'è visto proprio pochino.
MOSSE TATTICHE - L'inizio ripresa è a ritmo più alto, ma la qualità da entrambe le parti continua a latitare. Bilic, il c.t. croato, si copre: dentro Knezevic, difensore del Livorno, per Krancjar, un esterno offensivo di centrocampo. L'Austria per cercare una scintilla di gioco deve invece ricorrere all'eterno Vastic, attaccante di quasi 39 anni. Nel finale si vedono pure Budan, del Parma, per la Croazia, e Korkmats, subito vivace, per l'Austria.
ARREMBAGGIO - Negli ultimi 20-25' minuti l'Austria diventa arrembante. La precisione resta un optional, ma la Croazia, troppo rinunciataria, è alle corde. Ci provano Vastic di testa e Ivanschitz con conclusioni reiterate ma velleitarie. Niente da fare. L'occasionissima arriva nel recupero, con il nuovo entrato Kienast, ma la mira è errata per pochi centimetri. Vince la Croazia.
Riccardo Pratesi
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09/06/2008 07:21
 
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Germania, buona la prima
Bis di Podolski: Polonia k.o.

Nella partita serale del gruppo B, i tedeschi battono 2-0 la nazionale allenata da Beenhakker: a Klagenfurt, decide la doppietta dell'attaccante del Bayern. Germania convincente solo a tratti, Polonia penalizzata da qualche errata valutazione del fuorigioco

KLAGENFURT (Aut), 8 giugno 2008 - Nel giorno in cui un polacco vince il suo primo GP in Formula Uno su una macchina tedesca, Germania e Polonia si ritrovano in serata a Klagenfurt per sfidarsi a Euro 2008. E come va a finire? Un tedesco di origini polacche, Lukas Podolski, confeziona la doppietta che spiana la strada alla nazionale di Loew. Per di più, l'assist per l'1-0 e quello (involontario) per il 2-0 sono di Klose, altro polacco di Germania. Strani intrecci del destino, ma lo sostanza è una: la sfida più sentita e tesa del gruppo B va alla Germania, che vince 2-0 con qualche patema e benedice anche un paio di bandierine sventolate improvvidamente dai collaboratori dell'arbitro Ovrebo.
ATTACCO SULLE FASCE - Come spesso accade quando in campo ci sono nazionali allenate da Leo Beenhakker, a Klagenfurt il pubblico non ha di che annoiarsi: la Polonia gioca a viso aperto e si prende più di qualche rischio, tenendo la difesa altissima al cospetto di una Germania determinata. Loew non rinuncia al suo 4-4-2, arretra Podolski sulla fascia sinistra e sul lato opposto sceglie Fritz, che lo ripaga "mangiandosi" regolarmente Golanski. Se Klose non fosse troppo generoso e impreciso nel servire Gomez quando avrebbe potuto concludere a rete, la Polonia pagherebbe carissimo il primo black-out nell'attuazione del fuorigioco. Invece, per l'1-0 di Podolski bisogna aspettare 20 minuti. Klose è sempre in versione assist-man, il suo compagno d'attacco nel Bayern non può davvero sbagliare. Sulla rete tedesca, però, grava il sospetto di un millimetrico offside di Klose.
ZURAWSKI SPRECA - "Poldi" segna e non esulta, per rispetto delle sue origini. Ma sta di fatto che la partita cambia: i polacchi reagiscono e provano, a loro volta, a usare le fasce dove Krzynowek e lo scatenato Lobodzinski, l'unico a impegnare Lehmann in una parata, si fanno valere. Per la verità, la cosa migliore del primo tempo di Lobodzinski è una volata sulla destra con perfetto servizio per Zurawski, che fa cilecca al momento di calciare. Prima dell'intervallo, azione-fotocopia dalla porta opposta, con Gomez nella parte di chi spreca e Fritz di quella di chi si dispera.
ANCORA "POLDI" - Nella ripresa, la Germania pensa più che altro a gestire il vantaggio e non è una grande idea, perché perde le sue caratteristiche migliori. E se l'arbitro norvegese Ovrebo non fosse tradito dal collaboratore che sbandiera un fuorigioco inesistente a Smolarek, forse pagherebbe dazio concedendo il pareggio. La Polonia, rivitalizzata dall'ingresso in campo del brasiliano naturalizzato Guerreiro, lotta e cresce minuto dopo minuto. Ma in difesa pasticcia troppo. Ballack fa le prove generali del raddoppio con un missile disinnescato da Boruc, ma al 27' ecco il 2-0: Golanski in area pasticcia facendosi contrastare da Schweinsteiger, Klose sballa il tiro e la palla si impenna per Podolski, che al volo segna un gran gol. La partita, a quel punto, non ha più molto da dire. I tifosi tedeschi cantano fino al fischio finale e tornano a esultare nella fase finale di un Europeo dopo 12 anni, quelli polacchi assistono in silenzio alle battute conclusive. A fine gara, in un mondo ideale, sarebbe bello vederli festeggiare insieme la vittoria di Kubica sulla Bmw a Montreal. Ma forse è chiedere troppo: ci accontenteremmo di una nottata tranquilla e senza scontri, visto che la viglia del match è stata funestata dai soliti, tristi episodi di violenza e razzismo orchestrati dai più beceri rappresentanti di due popoli rivali.
Stefano Cantalupi
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10/06/2008 18:38
 
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Francia e Romania deludono
0-0 con poche emozioni

Gli avversari dell'Italia del girone C non impressionano all'esordio dell'Europeo. I Bleus provano a fare la partita ma sono lenti e prevedibili e non pungono in zona gol. Male Anelka e Benzema. La Romania si limita a contenere e porta a casa il pari che voleva

ZURIGO (Svizzera), 9 giugno 2008 - Il diavolo non è poi brutto come lo si dipingeva. Almeno a giudicare dalla prima uscita. Francia e Romania, prossime avversarie dell'Italia nel girone C - quello di ferro, sulla carta - pareggiano 0-0, in una partita deludente, con poche occasioni e ancora meno gioco. Sorprende in negativo, ovviamente, soprattutto la Francia, da cui era lecito aspettarsi molto di più. E invece la formazione di Domenech buca l'esordio, in pieno sul piano della prestazione, in parte se si considera il risultato. Squadra lenta, senza idee, con enormi difficoltà a farsi pericolosa. Hanno deluso i vecchi draghi (Anelka) e i giovani leoni (Benzema). Sono mancati terribilmente Vieira (infortunato e non disponibile, ma Flamini è tornato a casa), Henry (acciaccato) e Trezeguet, snobbato dal c.t. La Romania ha fatto la partita per pareggiare, e c'è riuscita. Ha chiuso tutto gli spazi, mettendo su un discreto catenaccio se si vuole essere sinceri, oppure un impeccabile muro tattico se si predilige l'accezione favorevole. In avanti il foglio del compitino è rimasto bianco. Ma lo 0-0 è un buon punto di partenza per Mutu e compagni, specie se ottenuto contro i vicecampioni del mondo.
PRIMO TEMPO DELUDENTE - I primi 45' sono da cancellare. Una sola occasione, per la Francia: il colpo di testa a centroarea, in mischia, di Anelka, palla alta. Per il resto ritmo basso, e tanti errori di misura. Punte che si muovono poco, spazi intasati. La Romania si difende chiusa a riccio, con Niculae unico attaccante, e di movimento, Chivu mediano, e Mutu che parte da sinistra, ma molto distante - chissà poi perchè - dalla porta difesa da Coupet, preferito a Frey. I romeni sono ostici, ma non appaiono imperforabili, con i difensori centrali molto macchinosi, specialmente l'"armadio" Goian. La Francia però è in versione in bianco e nero, stinta, rispetto a quella che ci ricordiamo negli ultimi grandi tornei internazionali. In mezzo la fantasia è sconosciuta, con due mediani, Makelele e Toulalan, costretti a produrre gioco, non proprio la specialità della casa. Gli esterni non vengono cercati in velocità, per cui Ribery e Malouda si trovano sempre raddoppiati, e non riescono a pungere. Henry è in panchina, non al meglio, Trezeguet neanche in Svizzera, bocciato da Domenech a favore di Gomis, che però non gioca. Benzema parte misteriosamente dietro ad Anelka, che riparte da dove aveva lasciato, dalla pessima prova offerta negli ultimi minuti della finale di Champions League. All'intervallo lo 0-0 è inevitabile per quello che si è visto.
OCCASIONI FRANCIA - Nella ripresa la Francia fa qualcosina in più. Trova un guizzo Malouda, sulla sinistra, il suo sinistro, dopo aver saltato un avversario, finisce appena largo. Poi arriva il piatto destro centrale di Benzema, assistito da Ribery, l'unico capace di trovare la giocata da fantasista, ma in cattiva giornata. È facile la parata di Lobont. Domenech allora prova a cambiare qualcosa: dentro prima Gomis, poi Nasri per un Benzema deludente. Il copione però non cambia: i Bleus attaccano, ma sono poco brillanti, prima nel fisico, poi nel gioco. La Romania acquista fiducia con il passare del tempo: tiene senza affanni e culla l'idea del colpaccio. Ma i giocatori di qualità non sono molti, e l'uscita dal campo di Mutu non aiuta. E così nonostante un timido forcing finale dei francesi finisce nell'unico modo possibile: 0-0. L'Italia (Olanda permettendo) non deve avere paura. E INVECE.... [SM=g1360650]
Riccardo Pratesi
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10/06/2008 18:39
 
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Incubo Oranje per l'Italia
L'Europeo è tutto in salita

Esordio da dimenticare per gli azzurri: la nazionale di Van Basten vince 3-0 con le reti di Van Nistelrooy (molto discussa), Sneijder e Van Bronckhorst. Cambi tardivi di Donadoni che fa entrare Cassano soltanto a 15' dalla fine. Venerdì con la Romania è già decisiva

BERNA (Svizzera), 9 giugno 2008 - La macchia umana arancione che occupa quasi tutto lo Stade de Suisse di Berna, straripa in campo e inghiotte quel che resta dell'azzurro. Ci aspettano ancora Romania e Francia, ma il 3-0 con cui l'Olanda batte l'Italia è devastante perché apre vistose crepe in ogni reparto, rendendo francamente impensabile un riscatto. Sul banco degli imputati sale tutta la squadra, ma a Donadoni va lo scettro di peggiore in campo: scelte sbagliate e cambi ritardati.
PARTITA A SCACCHI - Il ballottaggio più gettonato era sulla mediana. Il c.t. lo risolve preferendo Ambrosini e De Rossi. Scelta coerente con le idee del c.t. che mantiene saldo l'asse milanista con Gattuso e Pirlo. Poi solo conferme: Barzagli e Materazzi, protagonisti del principale dibattito settimanale dopo l'infortunio di Cannavaro. Marco van Basten cambia invece l'esterno destro alle spalle di van Nistelrooy: Kuyt al posto di Afellay e opera piccole variazioni come lo spostamento al centro della difesa di Ooijer.
EQUILIBRIO - Al 3' Di Natale morde la fascia destra e la mette dentro per Toni che arriva con un attimo di ritardo. Bella l'impostazione; per far capire all'Olanda che in fase offensiva abbiamo molte carte da giocare. La Nazionale mostra di trovarsi a suo agio. Passo deciso e sciolto; buona intesa fra i reparti e molta attenzione. Ma anche loro giocano bene e sfruttano la velocità degli esterni. Perfetto equilibrio. Senza dubbio la migliore partenza vista a questo Europeo.
SCRICCHIOLII - All'11' van der Vaart spaventa Buffon con un rasoterra. Ma l'Italia sa replicare. L'elevazione di Toni al 12' è stellare; il suo colpo di testa è impreciso. E' l'ultimo vero sussulto degli azzurri, che si lasciano irretire dal possesso di palla dell'Olanda. Maestri quando si tratta di ipnotizzare l'avversario, per poi affondare sfruttando i piccoli spazi. Nasce così al 18' una clamorosa occasione per van Nistelrooy. Servito da Kuyt, il centravanti viene toccato da Buffon in uscita e perde l'attimo fatale, permettendo così agli azzurri di recuperare. Fosse caduto sarebbe stato rigore ineccepibile. Al 24' Materazzi compie il miracolo, anticipando di testa e in angolo van Nistelrooy, pronto a battere Buffon.
MICIDIALI - E' l'Italia che soffre, che offre troppo il fianco. E che va sotto al 26'. Mischione davanti a Buffon che in uscita travolge Panucci. Il romanista resta a terra oltre la linea di fondo, ma l'azione prosegue. Mathijsen serve fuori area Snijder che scarica in area dove van Nistelrooy in posizione molto dubbia devia in rete. E' il gol che apre in due la partita e che sottolinea il dominio atletico e tattico degli "oranje", spettacolari quanto i loro tifosi. Il pari potrebbe arrivare subito se van Bronckhorst non salvasse sulla linea. A piombare invece addosso alla Nazionale è il raddoppio dell'Olanda al 31'.
A PEZZI - Kuyt, infallibile e sempre al posto giusto fa la torre per Sneijder che al volo di destro batte Buffon sul primo palo. E' una pugnalata devastante che allarga la ferita e il gap in campo, dove il centrocampo azzurro non fa più filtro dilatando i problemi dell'imbarazzante difesa. Al 33' Di Natale gira al volo, ma diamine, troppo centrale per far del male a van der Sar. Ma al 43' in contropiede l'Olanda fallisce il 3-0. Verticalizzazione che taglia come il burro la coppia centrale Barzagli-Materazzi. Irrompe van Nistelrooy e Buffon salva la patria immolandosi e deviando oltre la traversa.
L'UMILIAZIONE - Ci vorrebbe una reazione con attributi fenomenali per compiere un miracolo. Magari con cambi sostanziosi. Invece Donadoni conferma tutti e opera la prima sostituzione solo dopo nove minuti: Grosso per Materazzi. Difesa quindi rivoluzionata: Zambrotta a destra, Panucci centrale e il difensore del Lione a destra. Ma manca il cuore, la cattiveria. L'Italia non decolla: inefficace come il destro a giro di Zambrotta all'8'; molle come il rasoterra di Toni al 15'. Donadoni ci prova con Del Piero per Di Natale, partito bene e poi defilato nel tragico epilogo del primo tempo. Del Piero ci prova al 21' impegnando van der Sar. Ma servirebbe ben altro. Il c.t. ci prova con Cassano per Camoranesi al 30'. Niente da fare. Ci fosse un centrocampo aggressivo, in grado di placare la marea arancione, forse racconteremmo un'altra storia. Invece l'Olanda giochicchia con le spalle corazzate e quando sbaglia gode, perché Toni, al 31' è capace di fallire l'impossibile solo davanti a van der Sar. Al 33' il portiere olandese compie due miracoli su Grosso e Pirlo, mettendo la firma sul trionfo, perché è di trionfo che dobbiamo parlare: al 34' i campioni del mondo si sbriciolano, concedendo a van Bronckhorst il 3-0 sull'assist del solito Kuyt. Mai partenza fu così brutta. La Nazionale è già al bivio.
dal nostro inviato
Gaetano De Stefano
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Un, due, tre Villa
La Spagna fa paura

Travolgente prestazione dell'attaccante del Valencia, autore di una tripletta nel 4-1 sulla Russia. Palo di Zyrianov nel primo tempo, nel finale i gol di Pavlychenko, per la nazionale di Hiddink, e Fabregas

INNSBRUCK (Austria), 10 giugno 2008 - L'Europeo della Spagna parte benissimo: 4-1 alla Russia nella prima gara del Gruppo D con tre reti di Villa e sigillo finale di Fabregas (di Pavlychenko l'unico gol della squadra di Hiddink).
VILLA UNO - Per una volta tutti i luoghi comuni legati alla selezione spagnola crollano. Quella di Aragones è una squadra pratica, concreta, talmente ricca di alternative da nascondere qualche imperfezione che gli avversari non riescono a sfruttare. I due gol di Villa che chiudono il primo tempo sono la conseguenza naturale della disparità di valori tra Fernando Torres e i difensori di Hiddink. Non c'è verso di fermare El Niño, che fornisce a Villa il primo pallone d'oro della partita dopo aver impallinato Kolodin.
VILLA DUE - Il 2-0 dell'attaccante del Valencia, apparecchiato da Iniesta, è forse troppo pesante per la Russia, che partendo da una posizione sfavorevole per talento ed esperienza costruisce un paio di occasioni con Pavlychenko e Zyrianov, sfortunato quando centra il palo alla destra di Casillas. Il vecchio Hiddink non può chiedere molto ai suoi: spreme Semak a metà campo ricevendo in cambio un buon lavoro, e mette in mostra Zhyrkov, l'esterno del Cska che manda in tilt Ramos in un paio di occasioni.
GESTIONE - La dote guadagnata nel primo tempo consente ad Aragones di far riposare Torres (fuori per Fabregas) e Iniesta (dentro Cazorla), e di passare indenne attraverso le buone iniziative di Bilyaletdinov e Zyrianov. Sulla panchina opposta l'ex c.t. dell'Australia cambia Bystrov a mezzora dalla fine, sconfessando la sua stessa mossa di inizio ripresa, segno che qualcosa è andato storto nel piano originario.
FINALE - Hiddink sorride amaramente quando Pavlychenko, a 4 dalla fine, segna di testa il gol del 3-1. Forse avrà pensato a quello che è mancato ai russi, uno spunto di qualità per riaprire una sfida segnata che Villa ha trasformato nella sua notte da sogno dopo il 3-0 (Akinfeev battuto al termine di una combinazione rapidissima, da calcio a 5). Il gol di Fabregas che fissa il punteggio sul 4-1 e l'abbraccio con cui Villa onora la prestazione di Torres, escluso dalla festa del gol iberico, fanno da titolo di coda per una prestazione perfetta, che ad Aragones, per una volta, eviterà le solite domande su Raul e sull'incapacità della Spagna di vincere quando conta veramente.
Antonino Morici
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Deco-Ronaldo-Quaresma
Il Portogallo alza la voce

Il 3-1 sulla Repubblica Ceca è un'ipoteca sul passaggio ai quarti della nazionale di Scolari, più concreta degli avversari. Gol e assist del fantasista del Barcellona. Per i cechi a segno Sionko

GINEVRA (Svizzera), 11 giugno 2008 - Il Portogallo batte la Repubblica Ceca (3-1) e ipoteca la qualificazione ai quarti di finale. Di Deco, Cristiano Ronaldo e Quaresma i gol del secondo successo nel girone; Sionko aveva firmato il momentaneo 1-1.
EQUILIBRIO - Il primo a fare danni nella difesa ceca è Deco, l'uomo che qualcuno (Mourinho) vorrebbe all'Inter, qualcun altro (Scolari?) al Chelsea. La partita sembra indirizzata verso i vice campioni d'Eruopa, ma la sensazione iniziale di dominio lusitano viene allontanata coi fatti dalla nazionale di Bruckner. Che assesta posizioni e marcature dopo il primo quarto d'ora, quando il punteggio è già favorevole ai portoghesi in virtù della "meta" realizzata proprio da Deco, il più veloce a risolvere una mischia nell'area di Cech.
BAROS - La differenza d'impostazione è evidente: il Portogallo lavora un numero doppio di possessi; gli eredi di Nedved vanno direttamente al punto, con lanci precisi e fiammate verticali che portano Baros e Sionko in posizione di sparo. L'esterno del Copenaghen è il risolutore che tiene in gioco i cechi nel primo tempo con una zuccata da attaccante navigato al 18'. Dopo l'1-1, Scolari procede alla consueta inversione tra gli esterni Simao-Ronaldo, ma il fenomeno dello United trova spazi più al centro che sulle fasce, mitragliando Cech, peraltro impeccabile, dalla distanza.
LA STOCCATA - Mentre cresce il tasso agonistico e il numero dei calcioni (ammoniti Bosingwa e Polak), diminuisce la sicurezza con cui Ricardo guida la sua difesa. Il portiere sbaglia più volte l'uscita, e quando Matejovski scambia con Sionko a destra, la sentenza sembra scritta. Invece Plasil sbaglia i tempi dell'impatto con la palla del 2-1 e apre inconsapevolmente la crepa più ampia della partita. Quella scavata a meno di mezzora dalla fine da Deco, ispiratore della stoccata di Cristiano Ronaldo, che da 15 metri non fallisce la stoccata del 2-1.
IL SIGILLO - L'occasione per rimediare arriva. E non è isolata. Baros appoggia di testa sul fondo dopo l'ottimo cross di Plasil. Poi è Sionko, lasciato solo nell'area piccola, a centrare la mano di Ricardo con un'altra zuccata. Altri due interventi timidi del numero uno di Scolari tengono in bilico il risultato, ma il contropiede rifinito da Cristiano Ronaldo per Quaresma è il sigillo che spalanca al Portogallo le porte dei quarti di finale, prima e convincente Grande a mettere il proprio marchio sul cammino europeo.
Antonino Morici
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11/06/2008 23:56
 
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La Turchia fa il colpaccio
Svizzera fuori dall'Europeo

A Basilea, sotto una pioggia torrenziale, i padroni di casa vanno in vantaggio con un gol di Yakin. Nella ripresa, la Turchia pareggia con Senturk e sorpassa con Arda: si giocherà la qualificazione con i cechi. La nazionale di Kuhn è eliminata, il Portogallo è già ai quarti

BASILEA (Svi), 11 giugno 2008 - Eravamo già pronti a raccontarvi un'altra strana storia di questo Europeo: dopo il polacco che segna ai polacchi, ecco il turco che segna ai turchi. Hakan Yakin imita Lukas Podolski, fa gol alla nazionale del suo Paese d'origine e non esulta, chiedendo quasi scusa. Ma tutto questo passa inevitabilmente in secondo piano: se la doppietta di "Poldi" era bastata alla Germania per vincere, lo stesso non si può dire della Svizzera, che esce mestamente da Euro 2008. A Basilea, la Turchia prima la raggiunge sull'1-1 con Senturk, poi la supera nel recupero con Arda. E per i ragazzi di Kuhn è il dramma: in un attimo, si ritrovano eliminati senza più avere il tempo di reagire. Non basterà neanche una vittoria nell'ultimo turno sul Portogallo, già qualificato e primo nel girone. I turchi, invece, si giocheranno l'accesso ai quarti nello scontro diretto con la Repubblica Ceca, partendo completamente alla pari.
CHE ACQUAZZONE - La Turchia aveva iniziato benissimo la sfida. Il movimento di Hamit Altintop sulla destra, unito all'inventiva di Arda in mezzo al campo, sembrava mettere in crisi i padroni di casa, molto tesi e consapevoli di dover vincere la partita senza il loro attaccante principe, l'infortunato Frei. Poi, però, ecco l'imprevisto: il nubifragio che allaga il campo, facendo letteralmente scomparire i pesi piuma dell'attacco scelto da Terim, ovvero Nihat e Tunçay. Il campo rasenta l'impraticabilità e la leggerezza dei turchi, per dirla con Kundera, diventa insostenibile. Sono molto più a loro agio gli svizzeri, che iniziano a spingere e a guadagnare campo.
POTERE TURCO - A trascinare i rossocrociati sono proprio i tre giocatori d'origine turca schierati da Kuhn: Inler scalda le mani a Volkan con un tiro da lontano, il giovane Derdiyok indovina lo scatto giusto al 32' e serve l'assist per Hakan Yakin, che a porta vuota non può sbagliare. E se Yakin, pochi minuti più tardi, non sprecasse un'altra gran palla consegnatagli da Barnetta, la Turchia sarebbe già fuori gara prima dell'intervallo.
SORPASSO - Invece, la nazionale di Terim resta in corsa ed esce trasformata dagli spogliatoi. Un po' perché entrano Senturk e Topal al posto degli invisibili Karadeniz e Metin, un po' perché la mentalità è quella di chi sente ormai l'acqua alla gola. Al 12', le paure svizzere diventano realtà: Nihat pennella un cross dalla sinistra, Senturk stacca e il suo colpo di testa trova impreparato Benaglio. E' l'1-1.
LA BEFFA - A quel punto, la partita diventa intensa, combattutissima, a tratti anche bella. La Svizzera si getta in avanti con generosità, ma i turchi ritrovano coraggio e sentono aria di colpaccio. Il portiere turco Volkan salva i compagni nelle battute finali, dicendo di no prima a Yakin e poi al neo-entrato Vonlanthen, al termine di un contropiede favorevole agli svizzeri. E al 47', quando nessuno se lo aspetta, arriva la vera beffa: Arda vola via sulla sinistra, va al tiro e trova la deviazione di Muller che mette fuori causa Benaglio. E' il 2-1 dei turchi. Per la Svizzera, punita anche oltre i suoi demeriti, è la mazzata definitiva. Una doccia più gelata della pioggia di Basilea.
Stefano Cantalupi


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Croazia già nei quarti
Germania al tappeto

Colpo a sorpresa della nazionale di Bilic, che a Klagenfurt batte per 2-1 (reti di Srna e Olic) i favoriti tedeschi e si qualifica per i quarti da prima classificata nel Gruppo B. Podolski dimezza il doppio svantaggio nel finale, ma agli uomini di Loew non basta per evitare una meritata sconfitta

KLAGENFURT (Aut), 12 giugno 2008 - Sorpresa a Klagenfurt: la Germania cade. E lo fa pesantemente, più di quanto non dica il 2-1 finale a favore della Croazia. I tedeschi soffrono la migliore organizzazione di gioco della nazionale di Blic, vanno sotto per le reti di Srna e Olic, non riuscendo a recuperare neppure dopo la rete di Poodolski. Un risultato, quello maturato allo stadio Wothersee, che consente alla Croazia di qualificarsi per i quarti da prima classificata, mentre la Germania resta ferma a quota 3 e dovrà sudarsi l'accesso ai quarti nell'ultimo turno, con la prospettiva di incontrare subito lo spauracchio Portogallo.
FORTE COI FORTI - La Croazia di Bilic dimostra di saper dare il meglio contro le grandi, come già era parso chiaro nel girone di qualificazione alla fase finale: lì aveva steso più volte Russia, Israele e soprattutto l'Inghilterra, facendosi invece sorprendere dalla Macedonia. All'esordio a Euro 2008, il sofferto 1-0 contro l'Austria non aveva raccontato tutta la verità su questo gruppo di giocatori dotati tecnicamente e ben diretti dal vulcanico c.t. Bilic. I croati avevano offerto una prestazione modesta, ben diversa dall'eccellente primo tempo disputato contro la Germania.
KRANJCAR DA BRIVIDI - Dopo una prima fase di gara piuttosto equilibrata, gli slavi prendono in mano le operazioni: Niko Kovac mette la museruola a Ballack, Modric dirige l'orchestra e Olic duetta alla perfezione con Kranjcar, la cui posizione è un rebus irrosolvibile per i centrali tedeschi. Al 24', è Srna a indovinare la spaccata vincente per l'1-0: Mertesacker e soprattutto Jansen se lo dimenticano sul cross di Pranjic, rendendo vano il tentativo di Lehmann. Ci si attenderebbe la reazione furiosa dei tedeschi, ma l'unico pericolo per Pletikosa è una punizione-bomba di Ballack. Brividi molto maggiori dall'altra parte, con Kranjcar due volte protagonista: il talento del Portsmouth prima vanifica con un tiraccio una splendida combianzione tra Rakitic e Olic, poi si riscatta con un sinistro che esalta i riflessi di Lehmann. Si va all'intervallo e l'impressione è che l'1-0 per i croati sia un affare per la Germania, più vicina al tracollo che al pareggio.
FALCO OLIC - Loew capisce che deve cambiare qualcosa e lascia negli spogliatoi l'incerto Jansen per puntare sulla velocità di Odonkor. L'esito della mossa non è quello sperato. Nella prima parte della ripresa non succede nulla di notevole, perché gli spazi concessi dai croati sono minimi. Finché, al 17', arriva l'episodio che indirizza ancora di più la gara dalla parte della Croazia. Su un cross proveniente dalla destra, Podolski devia il pallone che sbatte sul palo, ingannando Lehmann: Olic è pronto per il comodo tap-in che vale il 2-0.
PODOLSKI ILLUDE - Loew getta nella mischia Schweinsteiger al posto del deludente Gomez, riportando Podolski in attacco. La mossa si rivela azzeccata, perché "Poldi" è al posto giusto al 34', quando una carambola tra Ballack e Robert Kovac gli aggiusta il pallone: gran botta e gol dell'1-2, partita riaperta. Dentro anche Kuranyi, allora, al posto di Fritz. Con il 4-3-3, i tedeschi spingono alla ricerca del pari, ma non creano mai pericoli veri per Pletikosa. Anzi, finiscono pure in dieci perché Schweinsteiger perde la testa e viene espulso nel finale, per uno spintone a Leko. Il suo Europeo potrebbe anche essere finito qui, mentre quello della Croazia andrà avanti almeno altre due partite.
Stefano Cantalupi
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13/06/2008 07:30
 
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Tra Austria e Polonia
un pareggio da brividi

Finisce 1-1 l'altra sfida del girone B. Un pari che serve poco a entrambe le squadre, quasi eliminate a meno di clamorosi ribaltoni nell'ultima giornata. Ospiti avanti con il brasiliano naturalizzato Guerreiro e raggiunti da un rigore al 93' del 38enne Vastic

VIENNA (Austria), 12 giugno 2008 - Se la Svizzera piange, l'Austria di certo non ride. Pur pareggiando 1-1 la sua partita contro la Polonia, rimane lontanissima dalla qualificazione ai quarti. E così a meno di una settimana dall'inizio dell'Europeo, c'è il rischio di dover salutare entrambe le squadre organizzatrici.
CROAZIA CHE GODE - Con un punto a testa, sia gli austriaci che i polacchi rimangono fermi al terzo posto nel Gruppo B. Ma questo risultato fa felice la Croazia, già qualificata ai quarti da prima in classifica.
MURO BORUC - L'inizio della partita è tutto dell'Austria. Nel primo quarto d'ora soprattutto. Tuttavia la scarsa (per non dire inesistente) propensione al gol dei suoi attaccanti impedisce di bucare la porta difesa da Boruc. Un Boruc che comunque ci mette del suo per evitare la rete degli avversari. Ma Harnik, due volte, e Leitgeb, potrebbero fare meglio a tu per tu con il portierone del Celtic.
IL NATURALIZZATO - Immancabile, arriva il gol polacco. Ad opera del brasiliano naturalizzato Guerreiro. L'azione: Smolarek taglia il campo dalla destra e trova Saganowski in area. Il mediano rientra sul sinistro e calcia; tiro deviato che spiazza la difesa e che trova Guerreiro (tra l'altro in fuorigioco) a due metri dalla porta vuota. Appoggio facile facile e Polonia in vantaggio.
VAI IVICA - Il pubblico di casa, dopo gli slanci iniziali, si demoralizza, e di molto. L'unico barlume di gioia arriva dall'ingresso in campo della bandiera 38enne Ivica Vastic. Acclamato come una rockstar. Dall'altra parte si fanno notare Smolarek, zanzara alquanto fastidiosa, e Krzynowek, dal mancino rovente. Oltre al solito Guerreiro, che ogni tanto fa vedere giocate degne del suo essere brasiliano di nascita.
DISCUTIBILE - Al 93', quando ogni vessillo sembra ammainato, arriva il fischio, discutibile, dell'arbitro inglese Webb. Che valuta da rigore una trattenuta di Bak in area su Proedl. Dal dischetto è proprio Vastic a trasformare, spiazzando Boruc. L'esultanza non è proprio esagerata, quasi a presagire la fine della corsa. Sia per l'Austria che per la Polonia. Non si piange ancora, a Vienna, ma i fazzoletti sono già pronti. Per evitare ciò, basterà battere la Germania. La Polonia, quella messa peggio, vista anche la differenza reti, dovrà sommergere di gol la Croazia e sperare nella contemporanea vittoria dell'Austria, possibilmente di misura. Forse un po' troppo.
Alessandro Ruta
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14/06/2008 14:25
 
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Non basta san Buffon
E l'Olanda ci inguaia

Gli azzurri non vanno al di là dell'1-1 con la Romania, nonostante il portiere pari anche un rigore. Partita generosa, gol regolare annullato a Toni e grandi parate di Lobont. Ma è mancata anche l'organizzazione di gioco

ZURIGO (Svizzera), 13 giugno 2008 - C'è gente che fa i miracoli. Gigi Buffon ce l'ha messa tutta, parando anche un rigore a Mutu. Ma il vero miracolo, la palla vincente nella rete di Lobont, non si è realizzato. L'Italia pareggia 1-1 con la Romania, gol di Mutu e Panucci, e mette in discussione il suo cammino all'Europeo. A questo punto non resta che aggrapparsi alla Francia che affronteremo martedì ancora a Zurigo.
ECCO IL 4-3-1-2 - La rivoluzione di Roberto Donadoni parte da Del Piero, Grosso, Chiellini, Perrotta e De Rossi. Una resa ideologica del c.t.; una contraddizione, perché alla Romania oppone le due punte con un trequartista. Modulo poco gradito e gettato in campo come ultima frontiera.
CINICI ROMENI - L'Italia parte con la rabbia in corpo e già al 9', al termine di un'azione tutta di prima, Del Piero di testa trova l'angolo giusto; Goian spunta dal nulla e devia sul fondo. Spingiamo molto di più della Romania. A sinistra, dove Grosso non ha rivali, costruiamo una bella fetta del nostro gioco. Il cursore spadroneggia e vai a capire per quale motivo Donadoni lo abbia capito così tardi. Ma siamo troppo scoperti e al primo vero affondo la Romania sfiora il gol. E' un rasoterra di Mutu che gabba Panucci; tagliente, ma Buffon mette in archivio il primo miracolo della partita. Grosso replica; gioco di magia e cross. Toni è lì, ma non imprime forza al pallone con la sua testa che di magico ha davvero poco. Si passa al 18' e Buffon mette la seconda tacca, questa volta deviando la micidiale punizione di Tamas. Due tiri due occasioni nette per i romeni. Al 20', sempre su punizione, Chivu mette dentro; David Niculae in torsione di testa colpisce il palo alla destra di Buffon. Già alla frutta? In difesa balliamo e soffriamo terribilmente il pressing fisico di Chivu e Radoi che al 26' deve cedere il posto a Dica dopo uno scontro fortuito con Rat.
ANARCHIA - Al 27' Toni perfeziona la mira e sfiora il palo, ma siamo ancora lontani dalla perfezione. Incredibile invece la facilità con cui i gialli di Piturca vanno al tiro. Rat al 29' sfiora da distanza siderale il palo. Partita in salita. Non c'è collegamento. Gli azzurri danno la sensazione di improvvisare il gioco, al contrario della Romania che esibisce un'ottima organizzazione fra i reparti. Paurosi certi scricchiolii a centrocampo dove manca un punto di riferimento e si perdono molte palle.
TONI VALIDO - L'Italia si accorcia e dal 39' mette in fila un paio di occasioni. Al 39' capita a Zambrotta su tocco di Toni, ma il tiro ravvicinato viene deviato in angolo. Dalla bandierina la palla finisce a Toni che di testa obbliga Lobont alla deviazione spettacolare. Con il pressing la Nazionale dimostra di farsi valere. Spinge e riesce a scardinare l'organizzata difesa della Romania. E il gol arriva al 47'; di Toni, ma Ovrebo annulla per un fuorigioco che non c'è.
SUL FILO DEL RASOIO - Nella ripresa si riparte con l'Italia in pressing, ma è Mutu al 9' a impegnare Buffon dal limite. Campanello d'allarme. Al 10' la paura assale Zambrotta che inspiegabilmente tocca all'indietro per Buffon, senza fare i conti con Mutu che irrompe in area e infila l'1-0. Ma l'Italia sa reagire e pareggiare un minuto dopo grazie a Panucci che raccoglie l'assist di testa di Chiellini. Rimessa in piedi la partita Donadoni non perde tempo e toglie Perrotta per Cassano, dilatando lo spirito offensivo della squadra. La Romania si rintana nella sua trequarti, ma è una mossa strategica. Piturca ordina il contropiede che Mutu e compagni sanno gestire molto bene. Eppure la grande occasione è ancora nostra. Al 30' Lobont si esalta su De Rossi, proco prima dell'ingresso di Quagliarella per Del Piero, ormai defilato. Con Toni appesantito e una difesa chiusa occorrono soluzioni dalla distanza. Invece al 35' Panucci commette fallo in area su Niculae e Ovrebo assegna il rigore alla Romania. Mutu sfida Buffon. Gigi respinge. Roba da infarto. Restano dieci minuti per sperare. Ma non bastano. Forse come il punticino in classifica che ci tiene in vita.
dal nostro inviatoGaetano De Stefano
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14/06/2008 14:26
 
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L'Olanda travolge la Francia
Appesi alla sua sportività

La squadra di Van Basten supera i Bleus 4-1 con gol di Kuyt, Van Persie, Robben e Sneijder, inutile l'acuto di Henry. Oranje già matematicamente ai quarti da primi del girone. All'Italia una vittoria con la Francia basterà in caso di mancata vittoria della Romania con gli olandesi

BERNA (Svizzera), 13 giugno 2008 - L'Olanda ci inguaia. Riserva alla Francia lo stesso trattamento riservato all'Italia, giocando alla grande e imponendosi stavolta 4-1. Risultato che significa primo posto matematico nel girone C. Ed anche che Romania-Olanda sarà una sfida - per la squadra di Van Basten - senza alcun senso. Che sarà probabilmente affrontata con un ampio turnover, per evitare fatiche inutili e infortuni sempre in agguato. I romeni invece con una vittoria sarebbero qualificati. Avranno motivazioni a mille, e forse un loro successo non dispiacerebbe neanche ai tulipani, che potrebbero così sbarazzarsi di Italia e Francia (possibili avversarie in semifinale) in un colpo solo, a prescindere dal risultato dello scontro diretto tra le finaliste dell'ultimo Mondiale. Speriamo di no. Speriamo che l'Olanda ce a metta tutta, con sportività, e non faccia calcoli. Speriamo che non succeda come all'Europeo 2004, quando Danimarca e Svezia pareggiarono 2-2 e si qualificarono a braccetto eliminando gli azzurri nonostante il nostro allora inutile successo conclusivo con la Bulgaria. L'Italia intanto deve vincere con la Francia, ancora in corsa, e poi sperare che l'Olanda porti a casa almeno un altro punto.
Di sicuro l'Olanda di oggi è stata eccellente, facendo sua una gara vibrante e impreziosita da superlativi gesti tecnici. La Francia ci ha messo l'orgoglio e tutto quello che aveva. Non è bastato. Contro un'Olanda che dietro lascia qualche dubbio, ma da centrocampo in su è un lanciarazzi: Snijder-Robben-Kuyt e Van Persie, veloci e tecnici. Poi c'è l'enigma Van Nilstelrooy, insoluto anche per la difesa francese, dopo quella azzurra.
GUIZZO DI KUYT - Il primo tempo parte con il botto. L'Olanda passa subito in vantaggio con Kuyt, che segna di testa su angolo da destra: 1-0 oranje. Che insistono, sulle ali dell'entusiamo. La scia del momento magico della gara con l'Italia trova rinnovato slancio. I tulipani giocano bene. Manovra ariosa, fraseggi palla a terra, sfruttando la tecnica dei vari Sneijder, Van der Vaart e Van Nilstelrooy, terminale offensivo che fa salire o abbassare i suoi. Kuyt, una bella copia del nostro Iaquinta - uno che coniuga corsa e gol - alza sopra la traversa da buona posizione. L'Olanda fa la partita, manovriera, come nella miglior tradizione, mentre i fancesi giocano a sprazzi, però in verticale, velenosi e immediati. E crescono con il passare del tempo. Provandoci con Ribery e Govou, i più attivi tra gli avanti transalpini, schierati con un 4-2-3-1 speculare a quello avversario, nel quale però Henry si trova costretto a giocare spesso spalle alla porta. La Francia va vicina al pari un paio di volte. Con un diagonale di Govou - Van der Sar mette in angolo di piede -, e con un esterno destro di Ribery ancora preda del portiere del Manchester Utd.
ASSALTO FRANCESE - Il secondo tempo inizia con un cambio nell'Olanda. Van Basten gioca da attaccante anche dalla panchina. Fuori il gigante Engelaar, prezioso ma con tempi da moviola, e dentro, sulla fascia sinistra, il ristabilito Robben. Sneijder scala in mezzo. Ma è la Francia a partire forte. Arrembante. Ritrovata dopo la pessima prestazione con la Romania e un primo tempo così così. Henry chiede un rigore per un presunto mani di Ooijer dopo un diagonale di Govou. Niente da fare. Poi lo stesso Titì alza un pallonetto sopra la traversa solo davanti a Van der Sar, lanciato da una rovesciata di Malouda.
PUGNO DA K.O. - L'Olanda tiene. E al primo affondo chiude i conti in contropiede. Del resto la forza dell'Olanda è dalla cintola in su, e Van Basten lo sa bene. E così inserisce pure Van Persie, un altro attaccante, per Kuyt, punta di manovra. Cambio azzeccato. Perchè l'Olanda si esibisce in un contropiede da consegnare alla storia. Che frutta il 2-0. Numero in palleggio di Van Nilstelrooy, Robben vola via sulla fascia come una Formula 1 e centra da sinistra per Van Persie: l'attaccante dell'Arsenal trafigge sottomisura Coupet.
BOTTA E RISPOSTA - La Francia prova a riaprire la gara accorciando le distanze con Henry, che al 26' devia in rete un cross di Sagnol. Ma un minuto dopo arriva il terzo gol dell'Olanda, che non fa neanche in tempo ad avere paura. Stupendo gol di Robben, altro nuovo entrato, che segna con un magnifico sinistro da posizione defilata. A tempo scaduto segna pure Sneijder. L'Olanda è qualificata ai quarti di finale.
Riccardo Pratesi
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Tra Torres e Ibra decide Villa La Spagna beffa la Svezia

La sfida la vertice del gruppo D si conclude con il successo della squadra di Aragones, grazie al quarto centro del capocannoniere del torneo, nel recupero: vale il 2-1 finale. Nel primo tempo reti della punta del Liverpool e di quella dell'Inter

INNSBRUCK (Austria), 14 giugno 2008 - Che sia l'Europeo della Spagna? Il sospetto viene, dopo il successo per 2-1 sulla Svezia, maturato al 92', grazie a un gol di Villa, capocannoniere del torneo con 4 centri. Le Furie Rosse, che hanno storicamente avuto sempre ottime squadre, ma sono sempre rimaste a secco nelle grandi competizioni internazionali, sono partite alla grande in Austria. Seconda partita, e seconda vittoria. Primo posto nel girone D, due attaccanti, Torres e Villa, che fanno invidia, e, oggi, pure un pizzico di fortuna. Alla Svezia, ordinata, positiva, non è bastata una magia di Ibrahimovic, che ha risposto momentaneamente a Torres. Poi l'attaccante dell'Inter, sempre alle prese con un ginocchio malandato, è dovuto uscire all'intervallo, e nel recupero è pure arrivata la beffa, colpa (anche) di un clamoroso svarione difensivo di Hansson. La Spagna che nei quarti incrocerà verosimilmente la seconda del gruppo C, potrebbe essere l'avversario dell'Italia in caso di qualificazione in volata degli azzurri.
EL NINO E IBRA - La Spagna parte forte. Mettendo sulla bilancia della partita tutto il peso di un centrocampo tecnico e creativo, con Xavi regista, Silva distributore automatico di cross e Iniesta prezioso tuttofare. Poi in avanti c'è il capocannoniere del torneo, Villa, con al fianco Fernando Torres, e hai detto niente. È proprio El Nino a trovare il vantaggio, appena al 15'. Schema spagnolo su angolo, Silva dosa il mancino per il centravanti del Liverpool, che in spaccata, da bomber d'area di rigore, trova l'angolino e l'1-0. Sembra tutto scontato. Con la Spagna che continua a fare la partita anche dopo il vantaggio e la Svezia, ordinata ma compassata, che si difende. E invece gli scandinavi trovano la forza per rovesciare l'inerzia e pareggiare il risultato. Elmander, l'ultimo gioiello vichingo, va subito vicino al pari: il suo destro finisce sull'esterno della rete. Poi sfiora l'1-1 l'eterno Larsson, con pallonetto alto, che mortifica un lancio millimetrico di Ibrahimovic, a tratti delizioso. La Spagna perde per infortunio Puyol, dentro Albiol. E la difesa capitola subito dopo. Il gol è griffato da Ibrahimovic - e chi altro -. L'attaccante dell'Inter segna di destro in area sfruttando un cross dalla destra di Stoor. Difesa spagnola che gioca alle belle statuine, ma Ibra incute terrore solo a guardarlo con la palla tra i piedi. La Svezia finisce in pressione, ma nel recupero è la Spagna a sfiorare il vantaggio. Villa va a terra in area svedese atterrato da Elmander. Niente rigore, l'Italia non è l'unica a dover reclamare per qualche decisione arbitrale sospetta. All'intervallo è 1-1.
VILLA DECISIVO - Il secondo tempo non è granché. Colpa anche del forfeit di Ibrahimovic, che, ancora non al meglio per colpa del solito ginocchio, resta nello spogliatoio. Dentro Rosenberg. La Svezia senza Ibra perde tanto, non solo un punto di riferimento offensivo, ma anche uno spauracchio per la difesa delle furie rosse. E quindi il c.t. Lagerback decide di tirare i remi nella barca dei suoi vichinghi. Insomma, difesa attenta, con il neojuventino Mellberg, autorevole vigile urbano a centroarea, e qualche sporadica ripartenza. Che non si sa mai. La Spagna vuole di più, ma le buone intenzioni sembrano restare tali: i rifornimenti per l'attacco sono pochini anche dopo i cambi a centrocampo: fuori Xavi e Iniesta, dentro Fabregas e Cazorla. La squadra di Aragones colleziona angoli - 7-0 il conto dei corner -, ma le occasioni scarseggiano. Una però è clamorosa. Quando la Spagna va vicina al gol tre volte in un'azione, prima con Silva, poi con Fabregas, quindi con Torres. Palla che finisce a fondocampo. Nel finale c'è il forcing spagnolo, che culmina in pieno recupero nel gol di Villa che approfitta di un erroraccio di Hansson e mette dentro il 2-1. La Spagna continua a volare. Prima nel girone, ora sola e con la qualificazione ai quarti ipotecata.
Riccardo Pratesi
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