Da Avvenire .... il quotidiano dei cattolici italiani
Cari amici islamici
Il rispetto deve essere reciproco
Luigi Geninazzi
Quando, all'inizio del suo viaggio in Baviera, Benedetto XVI si paragonò all'orso di San Corbiniano costretto a portare fino a Roma un pesante fardello, non poteva certo immaginare che di lì a pochi giorni quel carico che gravava sulle sue spalle di Pontefice sarebbe diventato, improvvisamente e pretestuosamente, ancora più pesante. «Sono divenuto la tua bestia da soma, Signore!». Chissà quante volte gli sarà affiorata alle labbra questa antica giaculatoria di Sant'Agostino, di fronte all'ondata di contumelie e minacce che gli si sta riversando addosso dal mondo islamico, all'indomani della sua "lectio" - mal letta - che martedì scorso aveva pronunciato all'Università di Ratisbona.
È profondamente turbato Benedetto XVI, e non lo nasconde. È addolorato come lo può essere un maestro che è stato platealmente frainteso dall'uditorio. Turbamento e dolore sono infatti i sentimenti che trapelano dalla lunga nota diramata ieri dal neo-segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, secondo cui «il Santo Padre è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni».
Il Papa-teologo crede davvero nella forza delle parole e torna a spiegare, attraverso il primo dei collaboratori, quello che aveva già detto molto chiaramente. Lo fa in modo limpido e trasparente, con grande semplicità e dignità. Non è una ritrattazione, non può esserlo, ma una puntigliosa precisazione. Spiega che la frase "incriminata" (il giudizio fortemente negativo sulla dottrina di Maometto espresso da un imperatore bizantino del XIV secolo) non rispecchia il pensiero del Papa ma rappresenta una citazione da cui egli ha preso avvio per svolgere le sue riflessioni sul «radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza, da qualunque parte essa provenga». E ribadisce, Bertone, richiamando tra l'altro il discorso tenuto se mpre da Benedetto XVI ai rappresentanti delle comunità musulmane, in occasione del suo viaggio a Colonia nell'agosto del 2005, «l'opzione inequivocabile in favore del dialogo inter-religioso».
I termini e i toni di questa dichiarazione dovrebbero ragionevolmente chiudere ogni polemica. Chi in questi ultimissimi giorni ha attaccato Papa Ratzinger, dipingendolo come un neo-crociato, dovrebbe chiedersi come mai, all'inizio della settimana, era stato invece raffigurato come difensore dell'islam, e propugnatore di un'alleanza forte con le religioni dell'Asia e dell'Africa. Non a caso, chi oggi ha più titoli per meravigliarsi di una reazione tanto schizofrenica è proprio Benedetto XVI. Che infatti non si stanca di predicare un cristianesimo «ragionevole», una fede che allarga i confini della razionalità e respinge il fanatismo. Da qui nasce il vero dialogo. «Un dialogo di cui abbiamo urgente bisogno», ha detto il Papa stesso concludendo la sua magistrale lezione di Ratisbona. Era, e rimane, un invito ai credenti, e una mano tesa agli islamici.
Con grande pazienza ed umiltà, Benedetto XVI è tornato ora a spiegarsi, a chiarire il suo pensiero. Lui, «il gentile custode dell'ortodossia cattolica», come l'ha definito un giornale tedesco, non impone nulla a nessuno. Tanto meno ai musulmani. Liberi, se vogliono, di non condividere il pensiero del capo della Chiesa cattolica. Ma neppure a loro è consentito di distorcere e svilire le parole del Papa per fabbricare un micidiale cocktail di menzogna e fanatismo che costituisce un ulteriore insulto al Dio unico, che noi e loro preghiamo.
ve lo offro ..... l'ho letto e mi ha fatto riflettere
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